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Zona rossa: non lasciamo soli nelle scuole gli alunni e le alunne con disabilità

Mentre in tutta Italia nelle zone più a rischio contagio riprende la didattica a distanza (Dad), la Federazione italiana superamento handicap, Fish, sente il bisogno di intervenire lanciando l’appello ai dirigenti scolastici, agli insegnanti, e ai genitori per non lasciare da soli nelle aule gli alunni e le alunne con disabilità. Secondo quanto riferisce una circolare emanata dal Ministero dell’Istruzione, infatti, l’attività didattica si potrà svolgere in presenza solo nel caso in cui sia necessario utilizzare laboratori o per mantenere una relazione educativa stabile che possa realizzare l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. Nel frattempo, una altra nota del Ministero del 12 Marzo ha chiarito che «le stesse istituzioni scolastiche non dovranno limitarsi a consentire la frequenza solo agli alunni e agli studenti in parola, ma al fine di rendere effettivo il principio di inclusione valuteranno di coinvolgere nelle attività in presenza anche altri alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo classe». Si tratta di una nota breve, ma assai significativa, secondo la Fish, che si conclude con un appello ai dirigenti scolastici affinché facciano ricorso alla normativa sull’autonomia scolastica, che offre loro molti margini di manovra.

E tuttavia, «ora è necessario passare dalle parole ai fatti, perchè la circolare richiamata all’inizio sottintende  una logica di separazione che la Fish non può accettare». Perché, dichiara il presidente della Federazione, Vincenzo Falabella: «questa è una soluzione che ci riporta indietro nel tempo, alle classi differenziali di 50 anni fa, un modello di scuola che respingiamo». Prosegue Falabella: «questo modello è il contrario dell’inclusione. Per questo, lanciamo l’appello all’intero mondo scolastico e a tutte le famiglie, affinchè non vengano lasciati da soli le alunne e gli alunni con disabilità». E poi conclude: «quello che è certo è che comprendiamo il momento di emergenza, ma questo non può giustificare, in alcun modo, l’adozione di politiche che comportano la riedizione delle classi speciali».

Gli fa eco l’esperto di inclusione scolastica della Fish, Salvatore Nocera, il quale ricorda: «a un mese esatto dall’insediamento del nuovo Governo Draghi, i problemi dell’inclusione scolastica non sono stati ancora affrontati in un incontro dell’Osservatorio del Ministero dell’Istruzione, come già richiesto urgentemente dalla Fish». E ancora, dice Nocera: «mentre tale dialogo ancora non viene instaurato, non possiamo accettare il ripristino della didattica in presenza soltanto per gli alunni con disabilità e, contemporaneamente, che gli stessi docenti svolgano le lezioni a distanza per tutto il resto della classe». E poi conclude così, Nocera: «oltre ciò, però, restano antichi e recenti problemi che sono da affrontare al più presto, per far sì che non venga offuscata l’immagine della normativa italiana che nei principi è fortemente inclusiva, ma nei fatti, invece, rischia di portare a una insoddisfazione delle famiglie e degli alunni, con conseguente spreco di denaro pubblico».

Pertanto, la Federazione italiana per il superamento handicap denuncia il fatto che si stanno verificando, da parte di alcuni dirigenti scolastici, casi di rifiuto di applicare la nota n. 662/21 su richiamata,  «perché non è assolutamente accettabile che norme specifiche adottate dal Ministero vengano disattese dai propri stessi propri organi, cioè gli uffici scolastici regionali e le singole scuole».

Per questo, oggi, la Fish, tornando a chiedere un incontro alle massime istituzioni del settore, ribadisce che la scuola ha bisogno di continuità e, ricordando che nei mesi passati con il Ministero dell’Istruzione è stato avviato un importante percorso per l’inclusione scolastica, a partire dai nuovi modelli di Pei, il Piano Educativo Individualizzato, dove si è richiamato il principio della corresponsabilità educativa, la Fish, infatti, «ritiene fondamentale non rimettere in discussione ciò che di buono è stato fatto finora». Ma anzi, «occorre insistere sulle pratiche di inclusione in una prospettiva di valore, dove l’alunno con disabilità deve rappresentare una risorsa per l’intero ambiente di apprendimento. Non lasciando indietro nessuno».

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