Perché nonostante ormai diversi giorni fa il Ministero della Salute abbia riconosciuto che «ai soggetti affetti da disabilità fisica, sensoriale, intellettiva, psichica corrispondenti ai portatori di handicap gravi ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, in quanto riconosciute situazioni di gravità si determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici» e dunque che alle persone che hanno una disabilità (qualsiasi essa sia) si debba garantire la priorità nella vaccinazione, quello che sta emergendo è che le regioni continuano a procedere in ordine sparso.
Perché il punto fondamentale è che manca una banca dati delle persone riconosciute come tali dall’articolo 3, comma 3, della legge n.104. Quindi, gli enti locali stanno contraddicendo le stesse indicazioni ministeriali. Dal Lazio alla Sicilia le modalità sono diverse. C’è chi come la regione Puglia e l’Umbria neppure le hanno ancora previste. Mentre l’Emilia Romagna e la Lombardia si stanno adeguando in queste ore
Per questo, oggi, la Federazione italiana superamento handicap torna a chiedere con forza alle istituzioni, stavolta locali, chiarimenti sui vaccini. «Chiediamo alle regioni di adeguarsi ai dettami ministeriali», si legge in una nota stampa pubblicata dalla Fish: «proponendo una diversa modalità di registrazione, attraverso il coinvolgimento dei medici di base. In questo senso, avremmo potuto colmare il vuoto derivante dalla mancanza di una banca dati sulla legge n.104, qualora fossero stati rispettati i tempi previsti per l’adozione della Disability Card».
Questo strumento, dunque, sarebbe potuto diventare il contenitore di dati che avrebbe potuto risolvere il caos sulle vaccinazioni, permettendo, così, anche alle famiglie e ai caregiver di vedere riconosciuto loro un diritto, quello alla salute, previsto dall’articolo 32 della Costituzione.