Ogni ora che passa cinquanta persone perdono il lavoro in Italia. È la fotografia impietosa scattata ieri dall’Istat. Rispetto a dicembre dello scorso anno, sono quasi mezzo milione gli italiani che hanno perso un’occupazione. A questi dati fortemente allarmanti, poi, si aggiungono quelli della recessione vissuta dalle donne. Infatti, su 440.000 posti di lavoro persi nel 2020, 312.000 erano di donne. Soltanto nel dicembre del 2020, si sono persi 101.000 posti di lavoro, di cui 99.000 sono di manodopera femminile. Un bilancio che è una vera e propria bomba sociale. È l’effetto dei contratti. Una problematica che colpisce ancor di più i giovani. Se in totale sono 13 milioni gli italiani che non lavorano, infatti, tra questi, quasi 5 milioni hanno meno di 50 anni.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che il tasso di disoccupazione delle Persone con disabilità è pari a otto volte il tasso di disoccupazione calcolato sul mercato del lavoro ordinario, una situazione di svantaggio che ora rischia di aggravarsi a causa della pandemia e con la fine del blocco dei licenziamenti. E ciò nonostante i dati e le informazioni presenti nella nona Relazione sullo stato di attuazione della Legge n.68 del 12 Marzo 1999, “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”, relativi agli anni dal 2016 al 2018, evidenziavano i progressi ottenuti nel corso degli anni anche sul versante della domanda del lavoro, sia pubblica che privata; cifre che confermavano una crescita occupazionale su tutto il territorio nazionale.
Ora, però, sono ancora una volta le Persone con disabilità e le loro famiglie, a pagare il prezzo più caro per le politiche adottate durante la pandemia. Anche a causa delle lacune presenti nelle normative in termini di percorsi di sostegno all’inclusione lavorativa e alla necessità di un ripensamento dei servizi per l’impiego che vada nella direzione di un accompagnamento in questi processi dei singoli e delle aziende.
E, invece, nella direzione dell’esclusione, va certamente segnalata, nuovamente, la morosità del Ministero del Lavoro rispetto a quanto previsto già nel 2015, attraverso il decreto legislativo n. 151, in questo senso, mancano ancora, dopo 6 anni, le linee guida per l’inclusione lavorativa e manca ancora l’attivazione della banca dati. Due strumenti essenziali: il primo per rendere i servizi più efficaci, il secondo per attuare politiche più oculate. Per questo, per rendere un lavoro effettivo per tutti e tutte, il Parlamento, oggi, e il nuovo Governo, domani, battano un colpo. In fretta.
«Siamo consapevoli del fatto che la politica deve fare il suo corso, ma preoccupa l’attuale condizione d’incertezza dettata dalla crisi di governo», scrive la Federazione Italiana Superamento Handicap in una nota. La Fish ritiene che siano il lavoro, insieme alla scuola, gli ambiti su cui occorre intervenire, qui ed ora, per rilanciare il Paese. Soprattutto, «la scuola ha bisogno di continuità».
Scrive il presidente della Fish, Vincenzo Falabella: «in questi mesi, con il Ministero dell’Istruzione è stato avviato un importante percorso per l’inclusione scolastica, a partire dai nuovi modelli di Pei, il Piano Educativo Individualizzato, dove si è richiamato il principio della corresponsabilità educativa».
In questo senso, continua: «si è tornati a riflettere sulle pratiche di inclusione in una prospettiva di valore dove l’alunno con disabilità deve rappresentare una risorsa per l’intero ambiente di apprendimento». E ancora: «sono stati fatti anche importanti investimenti per la formazione continua degli insegnanti curriculari per garantire l’inclusione scolastica dello studente e delle studentesse con disabilità e sappiamo che dal prossimo anno ci saranno 25 mila insegnanti di sostegno stabili in più».
Inoltre, aggiunge Falabella: «nell’ultima Legge di Bilancio sono stati stanziati 30 milioni di euro per il prossimo triennio per offrire agli studenti e studentesse con disabilità gli ausili e i sussidi didattici di cui necessitano nella quotidianità per fare scuola». E infine, conclude il presidente della Fish: «è importante, in questa fase delicata per il Paese e in special modo per gli alunni con disabilità e per le loro famiglie, non rimettere in discussione quanto di buono fatto fino ad ora».
La FISH, dunque, chiede alla politica – parlamentare oggi e governativa domani – di battere un colpo e in fretta.