Il 10 gennaio 2019 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il Decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali 26 novembre 2018 che, come annualmente avviene, ripartisce tra le Regioni italiane le risorse afferenti al Fondo Nazionale per le Politiche Sociali (FNPS).
La dotazione per il 2018 è pari a 276 milioni di euro, una cifra inferiore a quella fissata dalla Legge di Stabilità 2015 (Legge 23 dicembre 2014, n.190), che incrementava lo stanziamento del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali di 300 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2015. E ciò in ragione dello scorporo dall’FNPS delle risorse destinate alla copertura degli oneri relativi agli interventi in materia di Terzo settore di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, trasferiti a decorrere dall’anno 2017 su un apposito capitolo di spesa (Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n. 117).
Di questi 275.964.258,00 euro, 266.731.731,00 euro vengono ripartiti tra le Regioni per il finanziamento del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali territoriali e 9.232.527,00 euro sono attribuiti al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per gli interventi a suo carico e per la coperture degli oneri di funzionamento.
Nell’ambito delle risorse trasferite alle Regioni, non meno di 4.000.000 di euro vengono vincolati al finanziamento di azioni volte all’implementazione delle Linee di indirizzo sull’intervento con bambini e famiglie in situazione di vulnerabilità (P.I.P.P.I.).
La principale novità introdotta dal Decreto di riparto 2018 sta nell’approvazione del Piano Sociale Nazionale 2018-2020, contenuto nell’Allegato A. Non si tratta del primo documento di programmazione sociale elaborato a livello centrale, poiché a seguito dell’approvazione della Legge 328/2000 venne emanato il primo, e unico, Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali relativo al triennio 2001-2003. Tuttavia si tratta del primo Piano Sociale Nazionale adottato in attuazione del Decreto legislativo 147/2017, che individua proprio nel Piano lo strumento di programmazione degli interventi a valere sul FNPS, “nell’ottica di una progressione graduale, nei limiti delle risorse disponibili, nel raggiungimento di livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale” (art. 21).
In tale direzione, questo primo Piano Sociale viene definito un Piano di transizione, che lascia alle Regioni e ai territori un certo margine di libertà nell’uso delle risorse trasferite. Nel documento vengono esplicitate le ragioni di tale scelta. Innanzitutto, si ribadisce come la mancata definizione da parte dello Stato dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali sia da mettere in relazione all’assenza di finanziamenti nazionali adeguati e strutturali, atti a garantire il riconoscimento e godimento di diritti soggettivi. Tale mancata definizione non ha, quindi, permesso di assicurare su tutto il territorio italiano un nucleo centrale e incomprimibile di interventi e servizi sociali. A ciò si affianca l’estrema eterogeneità locale del nostro sistema di welfare, in termini sia di spesa procapite che di prestazioni sociali attivate, anche in ragione della diversa capacità dei territori di integrare le risorse trasferite (nazionali, regionali ed europee) con risorse proprie comunali (per un approfondimento sul tema è possibile consultare il nostro Focus sulla spesa sociale). L’esito, definito “paradossale”, di questa concomitanza di fattori “è che, ad oggi, il finanziamento nazionale del sistema degli interventi e dei servizi sociali inevitabilmente ha assunto natura «additiva» rispetto al finanziamento a valere su risorse regionali o comunali – per quel tanto o poco che fossero”. Ciò nonostante, per evitare che nei territori con spesa sociale inferiore più dipendenti dai trasferimenti nazionali, una rigida programmazione delle risorse per obiettivi si traduca di fatto in una contrazione dei servizi esistenti, si è optato appunto per un Piano di transizione, che non imponga rigidi vincoli nell’uso delle somme ripartite. E si rimanda, quindi, la definizione di nuovi criteri di riparto dell’FNPS ad un successivo percorso di revisione, che vada di pari passo con la formulazione di obiettivi più stringenti da perseguire.
Un ulteriore elemento che viene analizzato nel Piano Nazionale è poi quello della costituzione di Fondi sociali specifici e aggiuntivi rispetto all’FNPS (Fondo per le Non Autosufficienze, Fondo per il Dopo di noi, Fondo Povertà), in controtendenza con il tentativo di unificazione delle risorse e di programmazione sistematica dell’intero settore delle politiche sociali voluto dalla Legge 328/2000. In proposito, occorre evidenziare che, se da una parte ciò ha permesso di iniziare a ragione sui livelli essenziali da garantire con singoli Fondi specifici, dall’altra parte ha accentuato il rischio di frammentazione degli interventi, in assenza di un compiuto e appropriato ricorso a strumenti di ricomposizione delle prestazioni sociali intorno alla persona e ai suoi molteplici bisogni, desideri e diritti, quali il progetto personale e il relativo budget di progetto.
Proprio in relazione all’esistenza di tali Fondi, il Piano Nazionale, a partire dagli “obiettivi di servizio” su cui a decorrere dal 2013 le Regioni devono programmare gli impieghi delle risorse nazionali loro destinate, stabilisce che almeno il 40% delle somme ripartite sia destinato all’area delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza, che risulta attualmente scoperta. Sempre in tema di minori, occorre poi segnalare che a decorrere dal secondo anno di vigenza del Piano Nazionale i nidi e i servizi integrativi per la prima infanzia non saranno più inclusi tra i servizi su cui programmare l’FNPS, poichè essi hanno trovato collocazione nel “sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni” (D.lgs 65/2017), con proprie forme di finanziamento.
Da ultimo occorre quindi sottolineare come, stanti tali premesse, venga definita “una priorità imprescindibile l’adozione di un approccio il più possibile integrato nella programmazione dei servizi territoriali”.
Un’analisi dettagliata della storia e delle dotazioni del Fondo Nazionale Politiche Sociali è disponibile nel nostro Focus dedicato