Salvo rinvii o aggiornamenti, nella seduta di oggi della Camera si discute una serie di mozioni sui controlli relativi alle invalidità civili.
Si tratta di mozioni molto diverse fra loro. Alcune sono approssimative, altre prevedono inasprimenti dei controlli, altre ancora l’attribuzione di maggiori funzioni all’INPS.
Alcuni testi riprendono pedissequamente ed ossequiosamente dati diffusi (e talvolta contraddetti) dall’INPS.
Valutando, nel complesso, come mozione positiva ed equilibrata quella proposta da Miotto ed altri, attendiamo la discussione dell’Aula per esprimere i successivi commenti.
Riteniamo, al momento, doveroso favorire la circolazione di documenti ufficiali che riportano l’orientamento dei nostri parlamentari in materia di invalidità, pubblicando integralmente le mozioni nel nostro sito.
Aggiornamento: la discussione delle mozioni che seguono è stata aggiornata al 21 luglio 2011.
Mozioni concernenti iniziative per l’incremento dei controlli relativi alle pensioni di invalidità all’Ordine del giorno della Camera dei Deputati della seduta n. 505 di Mercoledì 20 luglio 2011
Mozione: (1-00620) «Poli, Galletti, Binetti, De Poli, Nunzio Francesco Testa, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Ruggeri, Delfino, Compagnon, Capitanio Santolini, Naro, Ciccanti, Volontè, Occhiuto».
La Camera,
premesso che:
l’articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 ha introdotto un sistema di riconoscimento dei benefici dell’invalidità civile che richiede un rapporto collaborativo e fortemente sinergico tra Inps ed Asl, nell’ambito del quale l’interessato presenta in via telematica, direttamente o tramite l’assistenza di un ente di patronato o di un’associazione di categoria, la domanda di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, abbinata al certificato medico telematico inviato direttamente dal medico di fiducia;
dopo un breve periodo transitorio, a partire dal mese di aprile 2010, il flusso di presentazione delle nuove istanze telematiche è andato a regime ed allo stato attuale circa il 93 per cento delle domande risulta essere stato presentato in modalità telematica;
acquisita la domanda telematica, la commissione medica dell’Asl, integrata con il medico dell’Inps solo parzialmente ed in alcune realtà territoriali, convoca il cittadino a mezzo di apposita procedura Inps, effettua la visita entro 30 giorni dalla domanda, oppure entro 15 giorni per le patologie oncologiche o, in casi di maggiore gravità, redige il verbale sanitario e lo trasmette al centro medico legale dell’Inps, il quale procede alle operazioni di verifica attraverso un accertamento agli atti o mediante visita diretta;
la commissione medica superiore dell’Inps interviene nel procedimento per la verifica finale dei verbali. Tale intervento, che è indispensabile per assicurare l’omogeneità dei giudizi sanitari su tutto il territorio nazionale, prevede dei canali privilegiati per le malattie oncologiche e per le patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007 e rende il verbale definitivo;
in relazione alla gestione della descritta fase dell’accertamento sanitario, si deve rilevare che l’utilizzo dell’applicazione informatica dell’Inps o in alternativa la realizzazione di cooperazioni applicative con i sistemi telematici delle Asl avviene in maniera parziale (solo per alcune parti dell’iter procedurale e con forti disomogeneità sul territorio nazionale); molte Asl, inoltre, utilizzano modalità differenziate, non standardizzate ed al di fuori delle applicazioni informatiche previste. Talché l’80 per cento dei verbali di accertamento delle Asl sono ancora cartacei, con una situazione che evidenzia, al 31 dicembre 2010, che, a fronte di 1.125.699 verbali redatti dalle commissioni mediche integrate, solo 296.945 verbali, pari al 26,4 per cento del totale, sono formati e trasmessi con modalità telematica;
la trasmissione da parte delle Asl di verbali cartacei comporta per l’Inps la necessità di attivare un successivo flusso procedurale di acquisizione degli stessi nella procedura informatica, e ciò al fine di trasformare le informazioni ricevute da cartacee in elettroniche;
l’indisponibilità di un flusso interamente telematico determina, evidentemente, difficoltà nel monitorare e nel definire tempestivamente le diverse sottofasi del procedimento di accertamento dei benefici;
a conclusione dell’iter sanitario, e qualora dallo stesso scaturisca il riconoscimento di provvidenze economiche, si avvia la fase amministrativa del procedimento che si completa con i prescritti controlli, anche reddituali, laddove previsti, e si conclude con la liquidazione della prestazione o, in caso contrario, con un provvedimento di rigetto;
tale fase, pur essendo integralmente di competenza dell’Inps ed interamente telematizzata, subisce, tuttavia, tutte le conseguenze negative derivanti dalla scarsa fluidità della fase di accertamento sanitario di cui sopra, con rallentamenti e ritardi che si riflettono anche sulla fase di concessione e di liquidazione delle prestazioni economiche, esponendo l’Inps al pagamento di interessi legali sulle prestazioni liquidate in ritardo;
il programma straordinario di verifiche sugli invalidi nel 2010 ha previsto 100 mila controlli a campione, vale a dire che le persone con una pensione d’invalidità e/o assegno di accompagnamento sono state chiamate dall’Inps per una visita di controllo. Nel 2009, il piano di accertamenti ha riguardato ben 200 mila persone. Quest’anno toccherà 250 mila soggetti e altrettanti nel 2012. Alla fine, in 4 anni, l’Inps avrà controllato 800 mila pensionati d’invalidità, su un totale di quasi 2,9 milioni;
nel 2010 l’Inps ha revocato il 23 per cento delle pensioni d’invalidità civile controllate, quasi una su quattro. Nel 2009 quelle cancellate erano state l’11 per cento. Il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, Antonio Mastrapasqua, ha affermato che il forte aumento è dovuto «all’affinamento del campione che si va a controllare, considerato che le indagini sono state concentrate nelle aree sensibili, nelle zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse dalle quali di solito arriva il più alto numero di domande di pensione d’invalidità»;
purtroppo, in certe zone le pensioni d’invalidità (260,27 euro al mese per tredici mensilità) e l’indennità di accompagnamento (487,39 euro al mese per dodici mensilità) svolgono una funzione di ammortizzatore sociale e di scambio clientelare. In base alle prime elaborazioni dell’Inps sulle verifiche 2010 (circa la metà delle pratiche non sono state chiuse) in testa alla classifica delle regioni con il più alto tasso di revoca delle prestazioni ci sono la Sardegna (53 per cento), l’ Umbria (47 per cento), la Campania (43 per cento), la Sicilia (42 per cento) e la Calabria (35 per cento);
è necessario, tuttavia, evidenziare che ci sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all’origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo. È doveroso, pertanto, nel corso delle verifiche avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità,
impegna il Governo:
ad assumere ogni utile iniziativa tesa a promuovere la stipula di apposite convenzioni tra le regioni e l’Inps aventi ad oggetto l’affidamento a quest’ultimo degli adempimenti in materia di accertamento sanitario dell’invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, verificando in tale sede la possibilità di una effettiva maggiore collaborazione da parte delle aziende sanitarie locali;
ad intraprendere tempestivamente ogni utile iniziativa in grado di ovviare alle gravi problematiche derivanti dal malcostume dei «falsi invalidi» impedendo che i «veri» malati debbano subire l’umiliazione di dimostrare il loro stato di reale ed evidente malattia.
(14 aprile 2011)
Mozione: (1-00622) «Di Stanislao, Palagiano, Mura, Paladini, Donadi, Borghesi, Evangelisti».
La Camera,
premesso che:
l’articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 ha previsto la presenza obbligatoria di un medico dell’Inps quale componente effettivo nelle commissioni mediche delle aziende sanitarie locali, che devono effettuare gli accertamenti sanitari in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità. L’Inps accerta, altresì, la permanenza dei requisiti sanitari nei confronti dei titolari delle infermità suddette;
inoltre, detto decreto-legge n. 78 del 2009, ha previsto che dal 2010 le domande volte ad ottenere i benefici in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, complete della certificazione medica attestante la natura delle infermità invalidanti, vengano presentate all’Inps;
sempre il citato decreto-legge, come successivamente modificato dalla legge finanziaria per il 2010 (legge n. 191 del 2009), ha altresì previsto un’intensificazione delle verifiche annuali circa la permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
l’articolo 10, comma 4, del successivo decreto-legge n. 78 del 2010, ha quindi disposto che per il triennio 2010-2012, l’Inps effettui, in via aggiuntiva all’ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, un programma di 100.000 verifiche per il 2010 e di 250.000 verifiche annue per ciascuno degli anni 2011 e 2012, nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
sulla base dei suddetti piani programmati di accertamento e alla luce del fatto che nel 2009 vi erano stati controlli su 200 mila persone, alla fine di questi quattro anni l’Inps avrà effettuato controlli su 800 mila pensioni di invalidità, con il condivisibile obiettivo di ridurre drasticamente le prestazioni ingiustificate;
va ricordato che di queste prestazioni ingiustificate, solamente una parte riguardano i cosiddetti «falsi invalidi», mentre in molti altri casi le verifiche hanno l’obiettivo di valutare se le persone, alle quali a suo tempo erano state riconosciuti i benefici, abbiano ancora i requisiti sanitari necessari o se, invece, sono persone realmente invalide ma cui è stata volutamente e illegittimamente riconosciuta un’invalidità più grave di quella effettiva;
l’intensificazione del programma dei controlli sulle false pensioni di invalidità ha cominciato a dare i suoi risultati e a produrre conseguentemente i primi sensibili risparmi di denaro pubblico;
nel 2009, le pensioni d’invalidità civile revocate sono state l’11 per cento di quelle controllate. Nel 2010 la percentuale di pensioni d’invalidità civile revocate dall’Inps, sempre su quelle controllate, è stata pari al 23 per cento;
le sole prestazioni per beneficiari «puri», ossia che hanno solamente una pensione di invalidità, ammontano a circa 15 miliardi di euro l’anno e riguardano circa 2,9 milioni di persone;
dall’attuale piano Inps di controlli a campione, è realistico attendersi un risparmio annuale di circa 1 miliardo di euro, una cifra notevole anche se lontana dagli 8-10 miliardi di euro recuperabili se, teoricamente, le verifiche fossero svolte su tutti;
è ben noto che vi sono aree del Paese dove l’erogazione di false pensioni di invalidità – attualmente pari a 260,27 euro mensili per tredici mensilità – svolge da troppo tempo una impropria e illegale funzione di ammortizzatore sociale, peraltro troppo spesso conseguente a vere e proprie forme di scambio clientelare e di cattura e gestione del consenso politico;
una truffa troppo a lungo non affrontata con la giusta determinazione, con conseguenze negative sia in termini di legalità che di sperpero di risorse pubbliche;
rispetto al passato, attualmente la procedura per accedere alle pensioni di invalidità viene effettuata per via telematica e si prevede che all’Inps spetti l’ultima parola rispetto alla permanenza dei requisiti sanitari nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile. La normativa precedente prevedeva, invece, che l’Inps non avesse un ruolo decisionale in materia di concessioni di pensioni di invalidità, ma solo quello di sportello pagatore;
attualmente le commissioni mediche delle aziende sanitarie locali dovrebbero essere integrate da un medico dell’Inps, ma in realtà – come ha recentemente ricordato il presidente dell’Inps, dottor Antonio Mastrapasqua – ciò avviene solamente in circa la metà dei casi, in quanto le aziende sanitarie locali non sono obbligate. Ciò comporta che, per l’altra metà delle pratiche, è la stessa Inps che successivamente convoca la persona che ha presentato la domanda, che si trova così costretta a subire due visite;
anche in conseguenza di queste difficoltà di comunicazione tra Inps e aziende sanitarie locali, i tempi di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile sono molto lunghi. Nel 2010, i tempi medi tra la presentazione della domanda di pensione di invalidità civile e la sua effettiva liquidazione sono stati di quasi un anno;
ciò che, quindi, sicuramente manca è la collaborazione, attualmente del tutto insufficiente, da parte delle aziende sanitarie locali. Su 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, solo 900 mila sono state già esaminate dalle aziende sanitarie locali e di queste appena il 20 per cento è stato trasmesso all’Inps per via telematica, mentre il resto è stato inviato ancora in forma cartacea;
in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino del 18 ottobre 2010, il presidente dell’Inps ha ricordato che «su base nazionale, quando facciamo delle visite straordinarie, le Asl ci consegnano appena il 9 per cento di pratiche di richieste di invalidità. L’altro 91 per cento dichiarano di non possederlo più (….), e non motivano la mancata consegna anche perché non sono tenute a motivarlo». È, quindi, necessaria una maggiore collaborazione da parte delle aziende sanitarie locali, che devono operare nel massimo della trasparenza;
il ritardo con cui l’Inps riceve le informazioni da parte delle aziende sanitarie locali non può tradursi, come invece purtroppo avviene, in un aggravio a danno di cittadini che già vivono una situazione di forte disagio e la giusta e doverosa battaglia di contrasto ai falsi invalidi non può in nessun caso finire per penalizzare chi è realmente affetto da una invalidità grave e i suoi familiari;
non solo, ma a quanto sopra esposto si deve aggiungere che circa il 49 per cento delle pratiche trasmesse dalle aziende sanitarie locali viene corretto dall’Inps, il quale, fatti i relativi controlli, riduce o toglie le previste prestazioni. È, quindi, di tutta evidenza la necessità di intervenire su questo sistema al fine di garantire la necessaria celerità e soprattutto trasparenza;
si è, inoltre, ancora lontani dalla completa informatizzazione dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, mentre invece le domande e le prestazioni previdenziali dovrebbero giungere all’Istituto solo per via telematica;
vanno, inoltre, sottolineate le numerose critiche, sollevate spesso anche dalle stesse associazioni di disabili, circa le campagne di visite di verifica alle quali l’Inps sta chiamando i pensionati di invalidità. Le associazioni dei non vedenti – per fare un solo esempio – hanno lamentato che anche gli stessi non vedenti siano stati chiamati al controllo;
nei vari piani di verifica delle false invalidità sono, infatti, state chiamate con troppa frequenza, da parte dell’Inps, anche persone che di fatto dovevano essere escluse in quanto rientranti in una delle patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007, sottoponendo le medesime persone a umilianti nuove visite e procedure burocratiche,
impegna il Governo:
a proseguire il piano di controlli già operante, prevedendone una sua intensificazione a livello nazionale;
a valutare l’opportunità di assumere iniziative in sede di Conferenza Stato-regioni per promuovere – ai fini di una maggiore trasparenza – opportune forme di rotazione in ambito regionale dei componenti delle commissioni mediche delle aziende sanitarie locali;
a valutare l’opportunità di prevedere che quota parte dei risparmi conseguenti alle programmate attività di accertamento della sussistenza e/o permanenza dei requisiti nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile possa essere finalizzata ad un adeguamento dei trattamenti economici di invalidità civile, previsti dalla legislazione vigente ed erogati dall’Inps;
ad attivarsi affinché, dai previsti controlli da parte dell’Inps, vengano definitivamente esentati i cittadini portatori di handicap o di patologie per le quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante, di cui al decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 2 agosto 2007, e che invece ancora oggi si trovano spesso costretti a ulteriori umilianti visite mediche;
ad attivarsi affinché venga effettivamente attuata la vigente disposizione per la quale ogni commissione medica della azienda sanitaria locale deve essere integrata da un medico dell’Inps, anche al fine di evitare che, dopo una prima visita da parte della azienda sanitaria locale, la persona che ha presentato la domanda sia costretta – come ancora oggi troppo spesso avviene – a sottoporsi ad una seconda visita da parte dell’Inps;
a garantire dei tempi più rapidi per la liquidazione delle prestazioni di invalidità, che sono attualmente di circa un anno dal momento della presentazione della domanda;
a portare a definitivo compimento il processo di informatizzazione dell’Inps e a promuovere, per quanto di competenza, nelle opportune sedi istituzionali, il completamento dell’informatizzazione delle stesse aziende sanitarie locali, garantendo un’indispensabile maggiore e più stretta collaborazione tra l’Istituto nazionale di previdenza sociale e le aziende sanitarie locali, attualmente del tutto insufficiente, stante che, su circa 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, solo 900 mila sono state già esaminate dalle aziende sanitarie locali e di queste appena il 20 per cento è stato trasmesso all’Inps per via telematica, mentre il resto è stato inviato ancora in forma cartacea.
(18 aprile 2011)
Mozione: (1-00626) «Miotto, Lenzi, Murer, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D’Incecco, Farina Coscioni, Grassi, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini, Livia Turco, Bellanova, Bobba, Cardinale, Cavallaro, Concia, Capodicasa, Cenni, Codurelli, Colaninno, Coscia, De Biasi, Esposito, Fontanelli, Froner, Gatti, Ghizzoni, Giovanelli, Gnecchi, Graziano, Laganà Fortugno, Lucà, Marchi, Mariani, Mattesini, Miglioli, Motta, Pes, Pizzetti, Rigoni, Rubinato, Samperi, Sanga, Schirru, Sereni, Siragusa, Strizzolo, Trappolino, Tullo, Vaccaro, Velo, Villecco Calipari, Viola, Lovelli, Rampi, Marco Carra».
La Camera,
premesso che:
è passato oltre un anno dall’entrata in vigore dell’articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», che attribuisce all’Inps nuove competenze per l’accertamento dell’invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, con l’intento di ottenere tempi più rapidi e modalità più chiare per il riconoscimento dei relativi benefici;
la nuova procedura, invece di portare chiarezza e celerità, ha registrato gravissime inefficienze, che stanno provocando disagi a persone già drammaticamente colpite, costrette ad aspettare mesi e mesi prima di vedere riconosciuto il loro diritto;
è lo stesso Inps a rilevare che il sistema non funziona, visto che in data 20 settembre 2010 il direttore generale, con una comunicazione interna a tutti i dirigenti regionali Inps, non diffusa sul sito ufficiale dell’Istituto, afferma che «si rende indispensabile potenziare (…) il ricorso all’accertamento sanitario diretto sulla persona con l’obiettivo di verificare la sussistenza ovvero la permanenza dei requisiti sanitari»;
anche se la nota afferma che l’intento è quello di rendere «definitivo il giudizio medico-legale dei sanitari Inps, con il dichiarato obiettivo di evitare futuri disagi al cittadino conseguenti a successive verifiche sanitarie straordinarie», sembra piuttosto che la finalità sia quella di stringere ulteriormente i meccanismi di controllo per restringere le provvidenze concesse, penalizzando di fatto anche i veri invalidi;
le stesse linee guida, allegate alla nota del direttore generale, sottolineano «che l’accertamento sanitario diretto è da ritenersi prioritario al fine di garantire la massima coerenza metodologica e la trasparenza dell’iter valutativo e del conseguente giudizio medico-legale. Ciò soprattutto nei casi in cui si evidenzi una severa minorazione dell’integrità psico-fisica da cui derivano benefici assistenziali»;
le conseguenze di queste direttive per il cittadino sono più severe di quanto non appaia a prima vista, poiché il ricorso prioritario alla visita diretta, sia che vi sia una valutazione unanime oppure no della commissione, comporta che molti cittadini verranno, d’ora in poi, sottoposti ad una doppia visita: prima all’azienda sanitaria locale e poi all’Inps con aumento dei disagi e dei ritardi;
l’Inps, inoltre, si era impegnato a non superare il periodo dei 120 giorni per concludere l’iter amministrativo delle domande e aveva annunciato, con grande enfasi, l’utilizzo di una procedura informatica innovativa che avrebbe consentito di rendere più rapido lo scambio di informazioni tra i diversi enti coinvolti; da qui l’obbligo tassativo di presentare le domande soltanto per via telematica;
la realtà di oggi sta dimostrando che l’Istituto non ha saputo raggiungere i suoi obiettivi; infatti, si sta procedendo a rilento, con gravi ricadute sul piano dei diritti, anche nel caso di persone affette da patologie oncologiche, particolarmente tutelate dalla legge;
i dati che lo stesso Inps fornisce e riportati dal Sottosegretario Francesca Martini, in Commissione affari sociali della Camera dei deputati, in data 9 marzo 2011, in risposta ad una serie di interrogazioni sollevate su questo argomento dagli onorevoli Barani, Murer, Iannuzzi, Bellanova e Farina Coscioni, confermano questa denuncia: «nel corso del 2010, in vigenza quindi delle disposizioni più volte richiamate introdotte dal decreto-legge n. 78 del 2009, sono state presentate all’Inps 1.092.588 istanze di riconoscimento dello stato invalidante per complessive 1.823.374 prestazioni» e sono state messe «in pagamento 462.038 nuove prestazioni, riferite anche ad istanze presentate in periodi precedenti»; quindi, il numero dei riconoscimenti è irrisorio rispetto al totale delle domande presentate;
se questi sono i dati, le enfatiche dichiarazioni del Governo sulla stampa e in televisione sono dunque smentite dai fatti;
i ritardi nel riconoscere i diritti stanno aumentando. L’Istituto non ha favorito la collaborazione con le aziende sanitarie locali e le sue procedure informatiche, non sperimentate, hanno ostacolato il lavoro di tutti i soggetti coinvolti, compresi i patronati che svolgono una funzione di tutela e di aiuto a tutti quei cittadini che necessitano di aiuto per inoltrare la domanda di riconoscimento dell’invalidità. Infatti, il patronato che ha presentato la pratica per il riconoscimento dell’invalidità civile, dell’handicap o della disabilità non viene messo in condizione di seguire l’iter della domanda, di informare il proprio assistito, di svolgere il ruolo sociale che la legge gli attribuisce, mentre le sedi territoriali dell’Inps non sanno fornire alcuna informazione;
in presenza, inoltre, di handicap, pur in situazioni di gravità, le commissioni delle aziende sanitarie locali non consegnano i «verbali provvisori», impedendo alle lavoratrici e ai lavoratori di beneficiare dei permessi e dei congedi previsti dalle leggi, senza possibilità di recuperarli successivamente;
se la lotta ai falsi invalidi è doverosa, non si possono, però, compromettere i diritti dei veri invalidi,
impegna il Governo:
ad assumere le necessarie iniziative dirette a rivedere e modificare la procedura prevista dall’articolo 20 del decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, al fine di evitare che l’Inps nel procedimento attuale di riconoscimento delle invalidità sia nello stesso tempo «controllore e controllato», anche attraverso l’emanazione di linee guida, che, pur nella doverosa lotta ai falsi invalidi, non cancellino i diritti di tutti gli altri disabili, quelli veri, quelli che quotidianamente lottano per avere riconosciuto il loro diritto;
a garantire ai soggetti chiamati dall’Inps a verifica sull’accertamento del loro stato invalidante di non perdere il diritto a percepire l’emolumento economico di cui sono titolari, anche se i verbali di visita non siano immediatamente vidimati dal responsabile preposto, nonché ad assicurare che, nei casi di verifica dello stato invalidante da parte dell’Inps, il soggetto interessato venga sottoposto a verifica limitatamente alle condizioni di invalidità non sufficientemente documentate anche in riferimento al puntuale rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali in relazione alla scrupolosa tenuta dei dati sanitari dei cittadini disabili già acquisiti e detenuti da parte delle aziende sanitarie locali in sede di accertamento della invalidità civile;
ad emanare urgentemente linee guida chiare e precise nei confronti dell’Inps onde evitare ulteriori controlli su soggetti portatori di menomazioni di natura irreversibile o di patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante, ai sensi del decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 2 agosto 2007, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 27 settembre 2007, n. 225, evitando così che tali soggetti debbano subire un’ulteriore umiliazione rispetto al loro stato di salute, rispettando finalmente anche l’impegno già assunto dal Governo con l’accoglimento dell’ordine del giorno n. 9/3638/192, e, più in generale, ad assumere tutte le iniziative necessarie verso l’Inps affinché il ruolo di compartecipazione dell’Istituto alla fase di accertamento sanitario dell’invalidità civile venga adempiuto nel più assoluto rispetto della normativa vigente in materia, con particolare riferimento sia alla fedele e rigorosa applicazione dei criteri sanitari stabiliti da norme primarie per l’accertamento del tipo e del grado d’invalidità civile, sia all’unicità del momento di chiamata del cittadino richiedente a visita collegiale per l’accertamento dell’invalidità civile;
a predisporre con la massima sollecitudine e comunque non oltre entro 30 giorni dall’approvazione del presente atto una relazione esaustiva sulla situazione attuale relativa all’applicazione della nuova procedura prevista dall’articolo 20 del decreto legge 1o luglio 2009, n. 78, indicando:
a) quante siano fino ad oggi le pratiche evase rispetto a quelle depositate;
b) quale sia la loro distribuzione territoriale, quante siano le nuove pensioni riconosciute dall’entrata in vigore della procedura prevista dall’articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009;
c) per quale motivo fino ad oggi gli uffici territoriali dell’Inps non siano stati in grado di evadere nei tempi stabiliti dallo stesso decreto-legge le pratiche relative all’invalidità;
d) quali siano i motivi del ritardo nel riconoscimento delle invalidità, specificando se tali ritardi debbano essere imputati a ragioni di mero risparmio, o al fatto che i programmi informatici tra le aziende sanitarie locali e l’Inps non sono uniformi e, quindi, all’impossibilità di comunicare tra i due enti;
e) quale sia la situazione relativa all’appalto con Postel per l’inserimento dei dati della pratiche relative alle richieste d’invalidità, indicandone i costi, la durata, gli obiettivi, nonché il numero di dati immessi in ciascuna regione.
(18 aprile 2011)
Mozione: (1-00630) «Mosella, Tabacci, Pisicchio, Brugger».
La Camera,
premesso che:
l’attuale procedura per la concessione delle prestazioni relative all’invalidità civile prevede un sistema basato sull’invio telematico delle domande da parte degli interessati, con la relativa certificazione medica, mentre la decisione finale circa il rilascio dei benefici spetta all’Inps. In particolare, una volta ricevuta la relativa domanda, nella successiva fase di accertamento sanitario, le commissioni delle aziende sanitarie locali sono integrate da un medico dell’Inps; i verbali sanitari vengono redatti in formato elettronico e messi a disposizione degli uffici amministrativi per gli adempimenti del caso. La commissione medica superiore dell’Inps effettua il monitoraggio e la verifica finale e complessiva dei verbali;
tale procedura, tuttavia, incontra ostacoli di varia natura dovuti ad un utilizzo in alcuni casi parziale delle applicazioni informatiche e limitato ad alcune zone del territorio nazionale; ciò determina difficoltà di comunicazione tra Inps e aziende sanitarie locali: su 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, soltanto 900 mila sono già state esaminate dalle aziende sanitarie locali; il 20 per cento di queste è stato trasmesso telematicamente, mentre il resto in formato cartaceo. Tali difficoltà producono evidenti effetti negativi sui tempi di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile. Secondo il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps), Antonio Mastrapasqua, nel 2010 la media dei giorni necessari per la liquidazione delle prestazioni è ancora di un anno circa. L’obiettivo che l’Inps intende raggiungere è, invece, di 120 giorni dal momento della domanda;
nel 2009 il piano di verifiche sulla permanenza dei requisiti sanitari degli invalidi civili si è tradotto in 200 mila controlli effettuati da parte dell’Inps; nel 2010 i controlli sono stati 100 mila; nel 2011 sono previsti 250 mila accertamenti, così come nel 2012. Lo scopo è di eliminare le prestazioni ingiustificate e dare vita ad un effetto deterrente, al fine di evitare che soggetti privi dei requisiti necessari siano destinatari di benefici. I primi risultati delle verifiche svolte hanno dimostrato che circa il 30 per cento dei destinatari di pensione di invalidità ne beneficiano pur non avendone diritto. Si tratta di una percentuale che tende a subire forti variazioni da regione a regione;
in questo modo nel 2009 l’11 per cento delle pensioni di invalidità controllate sono state cancellate e nel 2010 ben una pensione su quattro è stata revocata, ovvero il 23 per cento, proprio per effetto di un «affinamento del campione» oggetto di verifica, secondo quanto affermato da Mastrapasqua;
sebbene nel 2010 le richieste di concessione dei benefici siano diminuite del 17 per cento rispetto al 2009, passando da 2,2 milioni a 1,8 milioni di domande, la spesa corrispondente sembra essere aumentata: da 13 miliardi di euro si è passati ad un ammontare di poco più di 16 miliardi di euro, gran parte dei quali destinati alle indennità di accompagnamento,
impegna il Governo:
ad intraprendere le misure necessarie per superare l’annosa questione dei «falsi invalidi», allo scopo di tutelare i soggetti che si trovano invece realmente nelle condizioni previste dalla legge per poter richiedere i benefici di invalidità;
ad adottare misure tese a garantire trasparenza, celerità ed uniformità di comportamenti su tutto il territorio nazionale, per quanto riguarda gli adempimenti necessari per il rilascio dei benefici relativi all’invalidità civile;
a prevedere azioni finalizzate a perfezionare i criteri di scelta dei campioni da sottoporre a verifiche, allo scopo di evitare che vengano sottoposti ai controlli anche soggetti affetti da patologie irreversibili.
(19 aprile 2011)
Mozione: (1-00682) «Reguzzoni, Cazzola, Moffa, Iannaccone, Montagnoli, Antonino Foti, Fedriga, Bitonci».
La Camera,
premesso che:
la dinamica della spesa per i trattamenti di invalidità civile ha conosciuto, negli ultimi anni, un progressivo e considerevole incremento, sia in termini di assegni erogati, sia in termini di somme impegnate;
il Governo, al fine di contenere tale spesa crescente, ha adottato diverse misure volte a contrastare le cosiddette «false invalidità»;
dapprima, con l’articolo 80 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008 si è previsto che l’Inps attuasse nell’anno 2009 un piano straordinario di 200 mila verifiche dei titolari di invalidità civile;
successivamente, con l’articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», sono state attribuite all’Inps nuove competenze per l’accertamento dell’invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità e sono state riviste le modalità di presentazione delle domande di accertamento, la valutazione sanitaria, la concessione delle prestazioni ed il ricorso in giudizio;
infine, con l’articolo 2, comma 159 della legge finanziaria per il 2010 (legge n. 191 del 2009) e l’articolo 10, comma 4 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, sono state previste, per il triennio 2010-2012, che l’Inps effettuasse un programma di verifiche straordinarie, aggiuntive rispetto all’ordinaria attività di accertamento della permanenza dei requisiti sanitari e reddituali, nella misura di 100 mila verifiche per l’anno 2010 e di 250 mila verifiche per ciascuno degli anni 2011 e 2012;
i controlli finora effettuati hanno determinato considerevoli risparmi di spesa, risparmi che comunque devono scontare gli esiti incerti del contenzioso giudiziario relativo ai provvedimenti di revoca dei trattamenti;
da tali controlli sono emersi tassi di revoca dei trattamenti di invalidità fortemente differenziati a livello regionale;
il sistema di comunicazioni in via telematica, introdotto dalla riforma del procedimento di accertamento dell’invalidità civile, sta incontrando alcune difficoltà a livello operativo, in ragione del ritardo nell’informatizzazione del processo da parte di molte aziende sanitarie locali;
vi sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all’origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo e pertanto è doveroso, nel corso delle verifiche, avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità, anche tenendo conto di quanto disposto dal decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute del 2 agosto 2007 a tutela delle persone affette da patologie irreversibili;
è necessaria non solo una politica di intensificazione dei controlli, ma anche la valutazione, all’esito dei controlli medesimi, di possibili interventi tesi a promuovere una più ampia e qualificata equità sociale nella tutela delle persone affette da invalidità;
il Governo si accinge a presentare al Parlamento una legge delega di riforma del sistema fiscale e di quello assistenziale, che vedrà la rimodulazione della struttura tributaria e della spesa in materia sociale;
la suddetta riforma andrà ad incidere profondamente sulle modalità di erogazione dei trattamenti di invalidità civile,
impegna il Governo:
a verificare, sulla base del monitoraggio dell’andamento del piano straordinario e comunque all’esito dello stesso, la possibilità di assumere, compatibilmente con le capacità finanziarie e con l’esercizio delle altre competenze dell’Inps, iniziative dirette ad aumentare il numero dei controlli, tenuto conto dell’incidenza regionale dei tassi di revoca;
a promuovere, sulla base del predetto monitoraggio e comunque all’esito del piano straordinario, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, la possibilità di valorizzare, con eventuali iniziative normative, l’impegno e la partecipazione degli enti territoriali, in analogia a quanto previsto dall’articolo 1 del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248;
a valutare la possibilità, nell’ambito del vigente quadro costituzionale in tema di riparto di competenze, di assumere ogni iniziativa tesa a promuovere adeguati strumenti per rafforzare la collaborazione tra regioni, Inps e aziende sanitarie locali, al fine di perseguire, anche grazie ad una piena informatizzazione del processo di acquisizione e trasmissione dei dati tra le aziende sanitarie locali e l’Inps, l’obiettivo, da un lato, di evitare che i soggetti affetti da patologie irreversibili, di cui al decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro della salute del 2 agosto 2007, siano assoggettati a nuove ed ulteriori verifiche, sempre che non siano emersi gravi indizi di falsità in relazione al primo accertamento; dall’altro, di ricondurre nei termini previsti dalla legge, la durata effettiva del procedimento di verifica, nonché le attività finalizzate all’erogazione e al ripristino della prestazione;
a promuovere una più efficace pianificazione ed una più equa organizzazione dei controlli, con l’obiettivo di conseguire una più adeguata selezione dei soggetti da sottoporre a nuova visita medica, ottimizzando in tal modo pienamente le risorse professionali ed amministrative disponibili, valutando anche l’ipotesi di escludere da ulteriori controlli i cittadini che hanno conseguito il riconoscimento della condizione di inabilità all’esito di un procedimento giudiziario, fatti salvi eventuali profili non coperti dal giudicato;
a valutare, nelle sedi competenti e all’esito del piano straordinario di verifica, l’opportunità di procedere ad un riordino dei requisiti occorrenti per il riconoscimento delle prestazioni in materia di invalidità civile e indennità di accompagnamento;
a considerare i principi ispiratori dei suddetti elementi nella legge delega di riforma del sistema fiscale e di quello assistenziale.
(5 luglio 2011)