L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità 2015-2016

Lo scorso 21 dicembre è stata pubblicata la nuova edizione del report annuale dell’ISTAT L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.

Nell’anno scolastico 2015-2016 sono circa 156 mila gli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Nell’ambito di questa quota, si stima che, nel corso degli anni, oltre l’8% delle famiglie di alunni con disabilità della scuola primaria e oltre il 5% di quelle della scuola secondaria di primo grado abbiano presentato ricorso al Tribunale civile o amministrativo per ottenere un aumento delle ore di sostegno.
Nel Mezzogiorno gli alunni con disabilità risultano più svantaggiati. Per entrambi gli ordini scolastici la quota di famiglie che ha fatto ricorso per le ore di sostegno è più del doppio rispetto a quella del Nord (nella scuola primaria rispettivamente 12,4% e 5%; nella scuola secondaria di primo grado rispettivamente 9,1% e 2%).

Al fine della realizzazione del progetto individuale è molto importante garantire la continuità del rapporto tra insegnante di sostegno e alunno con disabilità, non solo nel corso dell’anno scolastico ma anche per l’intero ciclo di studi. Ciò, tuttavia, non sempre avviene: gli alunni con disabilità che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico sono il 15,9% nella scuola primaria e il 18,8% nella scuola secondaria di primo grado. Dati in crescita rispetto a quelli registrati nella precedente annualità (rispettivamente il 14,7% e 16,5%).
Le percentuali aumentano drasticamente se si analizzano i cambiamenti di insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente: il 41,6% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e il 35,9% di quelli nella scuola secondaria di primo grado.

In entrambi gli ordini scolastici, gli insegnanti di sostegno svolgono prevalentemente attività di tipo didattico (per l’80,6% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e per l’82,8% nella scuola secondaria di primo grado) anche se per una quota (pari al 15,6% nella primaria e al 12,9% nella secondaria) svolgono prevalentemente attività di mediazione e per circa il 3% (in entrambi gli ordini) prevalentemente attività di tipo assistenziale, che dovrebbero invece essere di pertinenza di altre figure professionali, come l’assistente educativo culturale o ad personam (AEC). Il supporto didattico fornito dall’insegnante di sostegno dovrebbe, infatti, essere accompagnato, laddove l’alunno non sia autonomo, dalla presenza di figure professionali, fornite dagli enti locali, che supportino la socializzazione e l’autonomia del singolo.
Nelle scuole primarie, si stima che il 20,4% degli alunni con disabilità non sia autonomo in almeno una delle attività indagate (spostarsi, mangiare, andare al bagno) e che il 7,8% non lo sia in tutte e tre le attività; nelle scuole secondarie di primo grado tali quote sono rispettivamente del 14,8% e del 5,8%. Nel Mezzogiorno si riscontra una maggiore presenza di alunni con limitazioni nell’autonomia rispetto al resto d’Italia mentre la quota più bassa si registra nelle Regioni del Nord.
Mediamente gli alunni con disabilità non autonomi in tutte le attività considerate dispongono di 13,2 ore settimanali di assistenza nelle scuole primarie e di 12,5 ore in quelle secondarie di I grado. Per gli alunni con maggiori livelli di autonomia le ore medie scendono a meno di 10 in entrambi gli ordini scolastici.

Al Sud gli alunni con disabilità possono contare solo sull’insegnante di sostegno. Con riferimento, infatti, alle ore settimanali di sostegno assegnate in media all’alunno con disabilità, si evidenziano differenze territoriali per entrambi gli ordini scolastici, con un numero di ore maggiore nelle scuole del Mezzogiorno (16,1 ore medie settimanali nella scuola primaria e 13,2 nella scuola secondaria di primo grado, in confronto rispettivamente a 12,5 e 10,1 ore medie settimanali registrate al Nord). Al contrario, gli alunni delle scuole primarie non autonomi in tutte le attività considerate ricevono nel Mezzogiorno una media di 11,5 ore settimanali di AEC, contro rispettivamente le 14,5 e le 13,8 del Centro e del Nord (non si riscontrano invece differenze territoriali significative per quello che riguarda le scuole secondarie di primo grado).

In riferimento all’accessibilità, continua a essere elevata la quota di plessi scolastici che presentano barriere architettoniche, con una situazione di maggior svantaggio per le Regioni del Mezzogiorno. È, infatti, quest’ultima la ripartizione geografica che presenta la percentuale più bassa di scuole con servizi igienici a norma (69,2% di scuole primarie e 74,5% di secondarie di primo grado) e con scale a norma (73% di scuole primarie; mentre per le scuole secondarie la percentuale più alta si registra nel Centro con l’81,1%). All’opposto il Nord ha la percentuale più elevata di scuole con scale a norma (81,3% nelle scuole primarie e 85,7% nelle secondarie) e con servizi igienici a norma (81,6% nelle primarie e 84,2% nelle secondarie).
Le scuole risultano poco accessibili su tutto il territorio nazionale se si considera la presenza di segnali visivi, acustici e tattili per favorire la mobilità all’interno della scuola degli alunni con disabilità sensoriali: possiedono mappe a rilievo e/o percorsi tattili interni solo il 26,5% di scuole primarie e il 27,5% di secondarie di primo grado del Nord, percentuali che scendono nel Mezzogiorno al 15,4% in entrambi gli ordini. Lo stesso accade se si fa riferimento più in generale alla presenza di percorsi interni ed esterni accessibili: sono presenti nel 49,4% di scuole primarie del Nord contro il 39,8% di quelle del Mezzogiorno; la stessa tendenza si registra nelle scuole secondarie di primo grado in cui le percentuali sono rispettivamente del 50,1% e 42,3%.

Nel corso dell’anno scolastico 2015-2016 solo il 15% delle scuole primarie e secondarie di primo grado ha effettuato dei lavori per migliorare l’accessibilità dell’edificio, mentre circa il 20% delle scuole di entrambi gli ordini non ha effettuato tali lavori pur dichiarando di averne bisogno.

Il tema dell’accessibilità non riguarda però solo la presenza/assenza di barriere architettoniche, ma investe anche gli strumenti di comunicazione e informazione: la tecnologia può svolgere infatti una funzione di “facilitatore” nel processo di inclusione scolastica dell’alunno con disabilità. Tuttavia, circa un quarto delle scuole primarie e secondarie di primo grado non ha postazioni informatiche destinate alle persone con disabilità.
Quando presenti, esse sono situate prevalentemente in laboratori dedicati (57,7% delle scuole primarie e 54,8% delle scuole secondarie di primo grado). Meno frequente la presenza di postazioni informatiche adattate nelle classi degli alunni con disabilità (40% nelle primarie e 36,7% nelle secondarie di primo grado), mentre la percentuale di scuole con postazioni informatiche adattate in aule specifiche per il sostegno è del 34% nelle scuole primarie e del 49,7% nelle secondarie di primo grado.
Complessivamente ben il 34,6% degli alunni con disabilità non può contare su alcun ausilio didattico messo a disposizione dalla scuola.

Il processo d’inclusione scolastica dovrebbe prevedere una completa partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività della classe, anche se tale partecipazione potrebbe implicare a volte una maggiore complessità organizzativa.
Dall’indagine emerge che gli alunni con disabilità non trascorrono tutto il loro tempo scolastico all’interno della classe: in media 3,5 ore settimanali per la scuola primaria e 4,1 per quella secondaria vengono trascorse al di fuori della classe. E questo dato cresce drasticamente nel caso degli alunni con minori livelli di autonomia (nello spostarsi, nel mangiare e nell’andare in bagno): in media 7,1 ore settimanali per la scuola primaria e 9,2 per quella secondaria di primo grado.
Nel Nord gli alunni con disabilità trascorrono al di fuori della classe un numero maggiore di ore, in entrambi gli ordini considerati e in riferimento a tutti livelli di autonomia.

Per quanto riguarda infine le uscite didattiche brevi e le gite scolastiche: nel primo caso, che non prevede il pernottamento, non partecipano a questo tipo di attività il 4,6% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e l’8,1% nella secondaria di primo grado; nel secondo caso invece la partecipazione risulta meno frequente, in particolare nella scuola secondaria di primo grado (non partecipano il 20% degli alunni con disabilità), e si evidenzia una minore partecipazione nel Mezzogiorno.

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