La videosorveglianza garantisce diritti e dignità?

In sede di esame del cosiddetto decreto legge “sblocca cantieri” le Commissioni Lavori pubblici e Ambiente del Senato hanno approvato un emendamento che riguarda la videosorveglianza nelle scuole dell’infanzia e nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità.

Al di là degli annunci e delle prime notizie, l’emendamento istituisce due fondi, uno per le scuole solo d’infanzia e uno per le strutture e contano ciascuno su una dotazione di 5 milioni di euro per il 2019 e 15 milioni di euro per ognuno degli anni dal 2020 al 2024.

In realtà non si tratta di nuove risorse: un fondo storna e usa risorse destinate al Ministero dell’Istruzione, l’altro fondo preleva da risorse destinate al Ministero della Salute per l’ammodernamento delle strutture sanitarie. I fondi e le relative risorse sono ora attribuiti al Ministero dell’Interno.

Nemmeno un euro potrà comunque essere speso prima dell’approvazione di una specifica norma. Questa (disegno di legge 897) è ancora in discussione presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato; poi tornerà alla Camera.

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap da tempo ha avviato una accorata discussione al proprio interno a partire dal Congresso 2018 dal quale scaturì una mozione condivisa per la tutela delle persone con disabilità, in particolare intellettiva, nei processi di regolamentazione delle strutture socio-sanitarie con la quale si conveniva di farsi portavoce con le Istituzioni affinché si rendesse obbligatorio l’uso di telecamere di videosorveglianza in tutte le strutture ospitanti le persone con disabilità.

Oltre alla videosorveglianza è necessario ora intervenire per garantire la complessiva qualità dei servizi per l’abitare che devono sempre concorrere al compimento di alcuni essenziali diritti della persona con disabilità, quali il diritto ad un abitare dignitoso, anche in presenza di importanti limitazioni nelle attività o in assenza di sostegni familiari; il diritto a vivere significative opportunità ed esperienze di inclusione sociale, di autodeterminazione, di cittadinanza; a sviluppare relazioni interpersonali e forme di interdipendenza con la comunità locale e le sue istituzioni; ad esprimere e arricchire le proprie competenze e abilità sul piano fisico, intellettivo e relazionale; ad evitare l’emarginazione sociale e l’istituzionalizzazione; a ritardare per quanto possibile la perdita della propria autonomia.

Si adottino nuove regole e nuovi standard per il funzionamento e per l’accreditamento istituzionale di quelle che oggi vengono chiamate strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali.

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