FAND e FISH e la vicenda ISEE

L’onorevole Ileana ArgentinL’onorevole Ileana Argentin, nel corso di un incontro pubblico alla Camera sul nuovo ISEE, ha attaccato FAND e FISH “che si sono sedute al tavolo con la viceministra Guerra e hanno dato il loro parere favorevole al nuovo ISEE. Le due federazioni devono oggi prendersi le loro responsabilità – afferma – perché in forza del loro assenso si è detto che il decreto aveva il consenso del mondo della disabilità”.

L’onorevole Argentin, responsabile – uscente – per la disabilità del PD, si rende protagonista di un imbarazzante scivolone che disconosce non solo l’attività delle due Federazioni, ma che ignora anche nella sua interezza la vicenda ISEE contribuendo alla disinformazione.

Non fosse stato per le due Federazioni, un ISEE ben peggiore di quello approvato sarebbe già in vigore da un anno. Ma questo non significa affatto che l’ISEE goda del plauso di FISH e FAND, come Argentin lascia credere.

Ma andiamo per ordine, anche per aiutare la – uscente – responsabile per la disabilità del PD a ricostruire i fatti. Nel 2011, il Parlamento convertì con una delle maggioranze più schiaccianti della storia repubblicana il decreto “Salva Italia” imposto dal Governo Monti sull’onda della psicosi derivata dall’avvitamento dello spread.

L’articolo 5 contiene le indicazioni per la definizione del nuovo ISEE. È in quell’articolo che viene previsto di considerare come reddito anche le provvidenze assistenziali (pensioni sociali, indennità di accompagnamento, assegni di cura ecc.). Contro quell’ipotesi le Federazioni hanno alzato la voce, subito! Nel Parlamento (nemmeno dall’onorevole Argentin) non si è trovata sponda alcuna: in tre settimane quella disposizione diviene legge.

Nel febbraio dell’anno successivo il Ministero del Lavoro elabora la prima bozza del decreto. In linea con le prescrizioni che il Parlamento aveva stabilito, ne escono regole e criteri secondo i quali chi ha in casa una persona con disabilità finisce per essere trattato in modo molto più svantaggioso rispetto ad un nucleo familiare a parità di reddito. Le Federazioni lo contestano, dimostrano il paradosso con l’evidenza dei numeri delle prove e lo fanno opportunamente sedendosi a quel tavolo di confronto.

Le Federazioni informano anche l’esterno: associazioni, giornali, parlamentari, accademici.

Ne esce una seconda stesura: anche questa restituisce un quadro comunque drammatico e con indicazioni paradossali. Le Federazioni oppongono la richiesta di ulteriori correzioni sostanziali. Alcune vengono riprese, molte altre no.

Segue una terza stesura, su cui non c’è stato confronto con le Federazioni ma che viene presentata alle Commissioni parlamentari per il parere non vincolante previsto dalla norma. Della Commissione parlamentare fa parte anche Argentin. La Commissione esprime un generale apprezzamento richiedendo però alcuni aggiustamenti relativi alle persone con pluriminorazione e ai nuclei monoparentali.

In audizione le Federazioni ribadiscono che il “peccato originale” rimane quello del decreto “Salva Italia” laddove prevede di considerare le provvidenze assistenziali alla stregua di un reddito. Modificare il decreto “Salva Italia” è una prerogativa parlamentare. Questo l’onorevole Argentin dovrebbe saperlo, eppure non ha mai avviato (nemmeno come co-firmataria) alcuna attività legislativa in tal senso né l’ha promossa presso il Partito di cui è responsabile – uscente – per la disabilità, preferendo più demagogicamente incontrare manifestanti o diramando rari comunicati.

Rammentiamo invece la dichiarazione della stessa Argentin del luglio scorso: “I disabili ricchi non dovrebbero usufruire di sussidi statali. È una cosa che ho ribadito più volte sia in sede di partito che in aula”. A prescindere dall’approssimazione dei termini (sussidi statali), l’aforisma è frutto di quello stesso brodo di coltura che ritiene l’indennità di accompagnamento un privilegio da correlare al reddito, e che vorrebbe adottare un “universalismo selettivo” sui già miserabili importi delle pensioni e delle indennità.

L’ISEE attuale non ha avuto l’assenso delle Federazioni, ma a quel tavolo si sono sedute e alcuni risultati li hanno ottenuti. Senza la loro azione, probabilmente oggi l’ISEE sarebbe applicato anche all’indennità di accompagnamento, oggi non ci sarebbero franchigie per le diverse condizioni di disabilità né vi sarebbe la possibilità di detrarre completamente le spese sostenute per l’assistenza personale. E soprattutto l’ISEE sarebbe già in vigore nella sua forma peggiore dall’inizio del 2013.

Nel testo approvato rimangono paradossi e iniquità; lo strumento si basa sulle stesse fonti che consentono l’evasione fiscale; i meccanismi gestionali sono di grande complessità e complicazione: possono essere trovati artifizi e aggiustamenti ma, se il Parlamento non interviene per modificare la norma originaria, non ci si può attendere che l’ISEE sia uno strumento davvero equo.

Su questo l’impegno dei Parlamentari, ad iniziare dal responsabile – anche se uscente – per la disabilità del PD, non dovrebbe limitarsi alle parole o alle dichiarazioni ad effetto, ma trasformarsi in iniziativa politica e legislativa. Non sarebbe un grande impegno, visto che un testo di emendamento che sani questa situazione è già stato presentato dalle Federazioni al Senato (non ammesso alla votazione) e alla Camera, dove è in corso la discussione sulla Legge di Stabilità.

Scarica il testo dell’emendamento all’articolo 1 ISEE

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