Per conoscere appieno le difficoltà di inclusione lavorativa delle persone disabilità è necessario conoscere – non solo ma anche – lo stato in cui versano i meccanismi e le procedure per gli incentivi alle loro assunzioni.
La legge 68/1999, quella sul diritto al lavoro dei disabili, prevedeva, già in origine, alcuni incentivi per le aziende che assumono persone con disabilità, ma queste agevolazioni sono state decisamente rafforzate nel 2015 (decreto legislativo 151 applicativo del Jobs Act).
Si prevede un incentivo che arriva al 70% della retribuzione mensile lorda nel caso di assunzione di persone con più del 79% di invalidità. Il contributo è per 36 mesi che salgono a 60 nel caso di persone con disabilità intellettiva o psichica, cioè quelle maggiormente escluse dal mondo del lavoro.
A fronte di questo ambizioso impegno, tuttavia, la copertura finanziaria è assai limitata. Si tenga presente che il Fondo dovrebbe servire anche per progetti sperimentali di inclusione lavorativa (ad oggi lettera morta).
Una risposta, pur insufficiente, ha consentito, dal 2016, l’attribuzione al Fondo di 20 milioni di euro. Nell’ultima legge di stabilità, poi, il Parlamento ha aumentato quella cifra a 30 milioni di euro. Il Fondo dovrebbe essere integrato anche dalle somme versate dai datori di lavoro che hanno chiesto e ottenuto gli esoneri dall’obbligo di assunzione.
Questo il quadro: impegno teorico significativo, impegno finanziario insufficiente.
Ed infatti nel febbraio 2018 INPS informava il Ministero del Lavoro che “le risorse non sono sufficienti per riconoscere l’incentivo alle assunzioni per l’anno 2018.”
La sofferenza fu parzialmente compensata a maggio 2018 con un decreto che destinava a INPS circa un milione e mezzo di residui e 7 milioni e mezzo dei “proventi” dagli esoneri.
Nel 2019 che accade? A gennaio INPS comunica che per il 2019 ha già esaurito le risorse: nessuna nuova assunzione potrà fruire di quelle agevolazioni.
Si ripete allora la sceneggiatura dello scorso anno: il decreto alla firma in queste ore dei Ministri del Lavoro e delle politiche sociali di concerto con quello per la Famiglia e le disabilità e dell’Economia e delle finanze stanzia, in modo aggiuntivo, ad INPS poco meno di 12 milioni che arrivano dall’ultima legge di stabilità e poco più di 7 milioni che derivano dal pagamento per gli esoneri. L’ennesimo tampone parziale ad una situazione che è, in tutta evidenza, drammatica e che impatta sulle reali assunzioni delle persone con disabilità.
A questo si aggiungano altre lacune in termini di percorsi di sostegno all’inclusione lavorativa, al deciso ripensamento dei servizi per l’impiego, all’accompagnamento in questi processi a supporto dei singoli e delle aziende. Anche in questa direzione va nuovamente segnalata la morosità del Ministero del Lavoro rispetto a quanto previsto già nel 2015 (decreto legislativo 151): mancano ancora, dopo 4 anni, le linee guida per l’inclusione lavorativa e manca ancora l’attivazione della banca dati sull’inclusione lavorativa. Due strumenti essenziali, il primo per servizi più efficaci, il secondo per politiche più oculate.
La politica – parlamentare e governativa – batta un colpo. In fretta.