Alunni con disabilità
Nell’anno scolastico 2017/2018 gli alunni con disabilità delle scuole statali e non statali di tutti gli ordini e gradi sono 268.246, corrispondenti al 3,1% del totale degli iscritti (pari a 8.664.367). Tale dato fa registrare un incremento del 5,5% rispetto all’anno scolastico precedente e risulta più che doppio rispetto a quello rilevato nell’a.s. 1997/1998, quando gli alunni con disabilità erano 123.862 (ciò a fronte di una diminuzione del numero complessivo degli iscritti nelle scuole italiane verificatesi negli ultimi vent’anni).
La quota maggioritaria degli alunni con disabilità è presente nella scuola primaria (35,4%).
Gli alunni con disabilità frequentano nella quasi totalità dei casi le scuole statali (93,3%); fa eccezione la sola scuola dell’infanzia, dove si registra una presenza un po’ più consistente degli alunni con disabilità nelle scuole non statali (27,2%), essendo circa il 40% delle scuole dell’infanzia appunto non statali.
Complessivamente gli alunni con disabilità frequentano le scuole statali in misura maggiore rispetto a quanto registrato per gli alunni totali (93,3% vs 88,5%), e la loro incidenza percentuale sul totale degli alunni risulta quindi mediamente più elevata nelle scuole statali (3,3% vs 1,8% per le scuole non statali).
Infanzia | Primaria | Sec. I grado | Sec. II grado | Totale | |
Alunni con disabilità | 31.724 | 95.081 | 71.065 | 70.376 | 268.246 |
Distribuzione percentuale | 11,8% | 35,4% | 26,5% | 26,2% | 100,0% |
Incidenza sugli alunni totali | 2,1% | 3,5% | 4,1% | 2,6% | 3,1% |
Frequenza delle scuole statali | 72,8% | 94,8% | 96,4% | 96,5% | 93,3% |
Fonte: nostra elaborazione su dati MIUR
Gli alunni con disabilità sono distribuiti differentemente sul territorio italiano: la loro incidenza percentuale sul totale degli alunni oscilla fra il 2,7% del Nord Est e il 3,2% del Nord Ovest e del Centro. Significative anche le variazioni tra le Regioni: dal 2,3% della Basilicata al 3,7% dell’Abruzzo.
(Fonti: MIUR, “I principali dati relativi agli alunni con disabilità per l’a.s. 2017/2018”, maggio 2019)
L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità
Nonostante la presenza in Italia di una legislazione avanzata in termini di inclusione scolastica, le risorse dedicate alle attività di sostegno e partecipazione degli alunni con disabilità nella scuola ordinaria risultano spesso inadeguate.
Nell’anno scolastico 2017/2018, gli insegnanti per il sostegno nelle scuole italiane sono circa 156 mila, con un rapporto alunno-insegnante di sostegno pari in media a 1,5. In tutte le Regioni tale valore risulta inferiore a 2, ad eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano dove si rilevano 4,2 alunni ogni insegnante di sostegno. Se dunque il rapporto previsto per legge risulta quasi dovunque pienamente soddisfatto, di contro si riscontra una grossa quota di docenti per il sostegno non specializzati, selezionati dalle liste curriculari (36%). Al Nord tale quota sale al 49%, mentre nel Mezzogiorno si riduce considerevolmente (21%).
Inoltre, nel 13,0% delle scuole nessun insegnante di sostegno ha frequentato corsi specifici in materia di tecnologie educative e nel 61,7% solo alcuni lo hanno fatto. Ne consegue che appena nella metà delle scuole italiane tutti gli insegnanti sono in grado di usare la tecnologia a supporto della didattica inclusiva.
Il supporto didattico fornito dall’insegnante di sostegno dovrebbe essere accompagnato, laddove l’alunno non sia autonomo, dalla presenza dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione o assistente ad personam, una figura professionale finanziata dagli enti locali, che supporti la socializzazione e l’autonomia del singolo.
Per l’anno scolastico 2017/2018 gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione sono circa 48 mila, con un rapporto alunno-assistente pari in media a 5,1. La dotazione di assistenti aumenta nel Centro e nel Nord (con un rapporto rispettivamente di 4,4 e 4,6), mentre peggiora nelle Regioni del Mezzogiorno (con un rapporto di 6,5), le punte massime si registrano in Campania e Molise, dove tale rapporto arriva rispettivamente a 16,7 e 21,8 alunni per ogni assistente.
Nel complesso, sembra emergere nelle scuole italiane una sorta di fenomeno compensativo: dove persiste una carenza di figure di assistenza a supporto degli alunni con disabilità fornite dagli enti locali, come nel caso del Mezzogiorno, le scuole sopperiscono con un maggior numero di insegnanti per il sostegno.
In riferimento all’accessibilità, continua a essere elevata la quota di plessi scolastici che presentano barriere architettoniche. Soltanto il 31,5% delle scuole risulta, infatti, accessibile dal punto di vista fisico-strutturale, ossia possiede tutte le caratteristiche a norma (ascensori, bagni, porte, scale) e dispone, se necessario, di rampe esterne e/o servoscala. La situazione appare migliore nel Nord del Paese, dove si registra un valore pari al 40% di scuole accessibili, mentre tale percentuale risulta nella media al Centro (32%) e peggiora nel Mezzogiorno (26%).
La barriera più diffusa è la mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto al trasporto delle persone con disabilità (63,0%); meno frequenti sono le scuole sprovviste di bagni a norma (29,7%), rampe esterne (23,7%) o servoscala (21,0%). Contenuti invece i casi in cui si riscontra la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 7,0% e 3,8%).
Decisamente più critica è la situazione se si considera la presenza di segnali visivi, acustici e tattili per favorire la mobilità all’interno della scuola degli alunni con disabilità sensoriali. Solo il 17,5% delle scuole dichiara di possedere facilitatori senso-percettivi volti a favorire l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi. Anche in questo caso si delinea un gradiente territoriale, con la quota di scuole dotate di ausili senso-percettivi che diminuisce progressivamente, passando dal 22% registrato nel Nord al 13% del Mezzogiorno.
Nel corso dell’anno scolastico 2017-2018 solo il 10,7% delle scuole ha effettuato lavori per migliorare l’accessibilità dell’edificio, mentre il 17,9% non ha effettuato tali lavori pur dichiarando di averne bisogno.
Nel caso delle scuole primarie e secondarie di primo grado, nel corso degli ultimi cinque anni si registra un miglioramento del livello di accessibilità in riferimento all’abbattimento delle barriere fisico-strutturali. Le scuole accessibili da questo punto di vista sono infatti passate dal 13,7% dell’anno scolastico 2013-2014 al 33,3% dell’anno scolastico 2017/2018. Al contrario, stabile nel tempo rimane la presenza di barriere senso-percettive, con circa il 20% di scuole accessibili.
Il tema dell’accessibilità non riguarda però solo la presenza/assenza di barriere architettoniche e sensoriali, ma investe anche gli strumenti di comunicazione e informazione: la tecnologia può svolgere infatti una funzione di “facilitatore” nel processo di inclusione scolastica dell’alunno con disabilità. Tuttavia, se si esclude la scuola dell’infanzia che ha proprie specificità, nei restanti ordini e gradi una scuola su 4 non presenta postazioni informatiche adattate per gli studenti con disabilità. Quando presenti, esse sono situate prevalentemente in laboratori dedicati (56,9%). Meno frequente la loro presenza nelle classi degli alunni con disabilità (42,7%), mentre la percentuale di scuole con postazioni informatiche adattate in aule specifiche per il sostegno è del 45,0%.
Per le scuole dell’infanzia, in cui gli strumenti informatici dovrebbero essere commisurati all’età degli alunni, solo nel 15,9% dei casi si usa una tecnologia specifica a supporto del bambino con disabilità.
(Fonti: ISTAT, “L’inclusione scolastica: accessibilità, qualità dell’offerta e caratteristiche degli alunni con sostegno”, gennaio 2019)
Focus sulle scuole primarie e secondarie di primo grado
Nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, si stima che il 17,5% degli alunni con disabilità non sia autonomo in almeno una delle attività indagate (spostarsi, mangiare, andare al bagno) e che tra questi il 5,9% non lo sia in tutte e tre le attività.
Nel Mezzogiorno si riscontra una maggiore presenza di alunni con limitazioni nell’autonomia rispetto al resto d’Italia (21,1%), mentre la quota più bassa si registra nelle Regioni del Nord (14,4%). Parallelamente è proprio nel Mezzogiorno che si calcola il più alto numero medio di ore settimanali di sostegno per alunno con disabilità, pari a 15,3, a fronte delle 12,3 ore settimanali registrate nel Nord.
Se negli ultimi cinque anni, a livello nazionale, le ore settimanali di sostegno nelle scuole primarie e secondarie di primo grado sono aumentate, passando da 12,0 a 13,7 per alunno con disabilità, esse tuttavia non riescono ancora a coprire interamente le necessità di supporto. Sono infatti il 4,7% le famiglie di alunni con disabilità che hanno presentato ricorso al Tribunale civile o amministrativo regionale per ottenere un aumento delle ore di sostegno.
Nel Mezzogiorno gli alunni con disabilità risultano più svantaggiati. Per entrambi gli ordini scolastici la quota di famiglie che ha fatto ricorso per le ore di sostegno è più del doppio rispetto a quella del Nord (rispettivamente 6,4% e 3,3%).
Al fine della realizzazione del progetto individuale è molto importante garantire la continuità del rapporto tra insegnante di sostegno e alunno con disabilità, non solo nel corso dell’anno scolastico ma anche per l’intero ciclo di studi. Ciò, tuttavia, non sempre avviene: gli alunni con disabilità della scuola primaria e secondaria di primo grado che hanno cambiato insegnante di sostegno nel corso dell’anno scolastico si stima siano l’11,9%. Valore che aumenta drasticamente, arrivando al 41,4%, se si analizzano i cambiamenti di insegnante di sostegno rispetto all’anno scolastico precedente.
In entrambi gli ordini scolastici, gli insegnanti di sostegno svolgono prevalentemente attività di tipo didattico (per l’82,4% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e per l’83,3% nella scuola secondaria di primo grado) anche se per una quota (pari al 14,0% nella primaria e al 13,4% nella secondaria di primo grado) svolgono prevalentemente attività di mediazione e per il 2,5% (in entrambi gli ordini) prevalentemente attività di tipo assistenziale, che dovrebbero invece essere di pertinenza di altre figure professionali, quali l’assistente all’autonomia e alla comunicazione o assistente ad personam.
Mediamente, nella scuola primaria e secondaria di primo grado, gli alunni con disabilità non autonomi in tutte le attività considerate (spostarsi, mangiare, andare al bagno) dispongono di 12,9 ore settimanali di assistenza all’autonomia e alla comunicazione (che scendono a 8,8 per gli alunni con maggiori livelli di autonomia), fornite dagli enti locali.
Nel Mezzogiorno gli alunni non autonomi in tutte le attività considerate ricevono in media 3 ore settimanali di assistenza in meno rispetto agli alunni del Nord (rispettivamente 11,3 e 14,3).
Gli ausili didattici messi a disposizione più frequentemente dalle scuole primarie e secondarie di primo grado per facilitare il processo di inclusione e di apprendimento degli alunni con disabilità sono gli apparecchi informatici e multimediali per la personalizzazione della didattica (pc, tablet, registratori, lettori cd/dvd, fotocamere), i software didattici per l’apprendimento e, a seguire, i sistemi informatici per la facilitazione dei testi (usati rispettivamente dal 42,7%, dal 20,5% e dal 12,2% degli alunni con disabilità). Complessivamente però ben il 37,6% degli alunni con disabilità non può contare su alcun ausilio didattico messo a disposizione dalla scuola.
Per coloro che usano un pc o un tablet (pari a circa il 60% degli alunni con disabilità), non sempre lo strumento viene messo a disposizione dalla scuola stessa, ma è la famiglia a dover fornire l’ausilio (nel 21,1% del casi per gli alunni che usano il dispositivo tutti i giorni).
Il processo d’inclusione scolastica dovrebbe prevedere una completa partecipazione dell’alunno con disabilità a tutte le attività della classe, anche se tale partecipazione potrebbe implicare a volte una maggiore complessità organizzativa.
Dall’indagine emerge che gli alunni con disabilità non trascorrono tutto il loro tempo scolastico all’interno della classe: in media 3,0 ore settimanali per la scuola primaria e 4,0 per quella secondaria di primo grado vengono trascorse al di fuori della classe. E questo dato cresce drasticamente nel caso degli alunni con minori livelli di autonomia (in tutte e tre le attività: spostarsi, mangiare e andare in bagno): in media 7,3 ore settimanali per la scuola primaria e 10,0 per quella secondaria di primo grado.
Nel Nord gli alunni con disabilità trascorrono al di fuori della classe un numero maggiore di ore, in entrambi gli ordini considerati e in riferimento a tutti livelli di autonomia, al contrario del Mezzogiorno che registra il minor numero di ore.
Per quanto riguarda infine le uscite didattiche brevi e le gite scolastiche: nel primo caso, che non prevede il pernottamento, non partecipano a questo tipo di attività il 7,9% degli alunni con disabilità della scuola primaria e secondaria di primo grado; percentuale che sale significativamente nel caso di pernottamento, raggiungendo il 66,9% di mancata partecipazione degli alunni con disabilità. Per entrambe le tipologie di uscita si evidenzia una minore partecipazione nel Mezzogiorno.
(Fonti: ISTAT, “L’inclusione scolastica: accessibilità, qualità dell’offerta e caratteristiche degli alunni con sostegno”, gennaio 2019)
Alunni con disabilità di origine straniera
Nell’anno scolastico 2017/2018 gli alunni stranieri con disabilità delle scuole statali e non statali, di tutti gli ordini e gradi, [di cui non vengono forniti i valori assoluti] rappresentano il 13,0% del totale degli alunni con disabilità (questi ultimi sono pari a 268.246), erano il 12,5% nell’a.s. 2016/2017 e il 6,2% nell’a.s. 2007/2008.
Se si considera invece l’incidenza percentuale sul totale degli alunni con cittadinanza non italiana (che sono il 9,7% del totale dei frequentanti), la presenza degli alunni stranieri con disabilità risulta del 4,1% (era del 3,9% nell’a.s. 2016/2017 e del 2,0% nell’a.s. 2007/2008), laddove la percentuale degli alunni italiani con disabilità sul totale degli alunni italiani è pari al 3,0%.
Dal punto di vista della distribuzione territoriale, il 70% degli alunni stranieri con disabilità si concentra nelle regioni settentrionali (il 44% nel Nord Ovest e il 26% nel Nord Est).
Le Regioni che contano il maggior numero di alunni stranieri con disabilità sul totale degli alunni con disabilità sono la Lombardia (23,8%), l’Emilia Romagna (22,3%), l’Umbria (21,2%) e il Veneto (21,0%). In queste Regioni circa 1 alunno con disabilità su 5 è di cittadinanza non italiana. Viceversa è nel Sud e nelle Isole che si riscontrano le percentuali più basse di alunni stranieri con disabilità in rapporto al numero complessivo degli alunni con disabilità (dall’1,8% della Campania e della Sardegna al 9,7% dell’Abruzzo).
Per quanto concerne invece la percentuale degli alunni stranieri con disabilità sul totale degli alunni stranieri, i valori più alti si registrano in Lombardia (5,2%), Umbria (5,0%), Abruzzo (4,9%) e Marche (4,8%), a fronte di una media nazionale del 4,1%.
(Fonti: MIUR, “I principali dati relativi agli alunni con disabilità per l’a.s. 2017/2018”, maggio 2019)
La formazione universitaria
Come evidenziato anche dall’ISTAT, esiste un vuoto informativo sulla presenza degli studenti con disabilità all’interno delle università italiane, ad oggi stimati solo attraverso i dati forniti dal MIUR sul numero degli iscritti che hanno accesso all’esonero parziale o totale dal pagamento delle tasse per motivi legati alla disabilità.
Per l’anno accademico 2016/2017 gli esoneri (totali e parziali) ammontano a 15.757 su un totale di 1.654.680 iscritti, per un valore pari allo 0,95% di chi ha un esonero sul complesso degli iscritti all’università. Valore rimasto pressoché stabile negli ultimi otto anni accademici (era lo 0,80% nel 2010), per effetto di una riduzione degli iscritti totali di poco più di 156 mila studenti e un aumento degli esoneri di circa 1.300 unità.
(Fonti: ISTAT, “Conoscere il mondo della disabilità”, dicembre 2019)