Su una cosa ha ragione il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Migliaia di famiglie italiane hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità. Sono quelle che si sono dovute fare carico, pressochè integralmente, di familiari con grave disabilità.
Ne hanno dovuto affrontare i costi assistenziali, rinunciare alla carriera lavorativa, dedicare tutto il proprio tempo per colmare le lacune di un sistema assistenziale che è un colabrodo. Sono famiglie che si sono progressivamente impoverite. Questo ci si augurava si considerasse nell’elaborare le misure per contra stare una crisi che già colpirà soprattutto i più deboli.
Non una parola in loro favore nella Conferenza Stampa di Silvio Berlusconi e di Giulio Tremonti. Anzi le parole di quest’ultimo sono illuminanti e pericolose, forse ancora più dannose delle stesse politiche che si vogliono adottare nella Manovra.
“Questo è un Paese che ha 2 mili oni e 7 di invalidi – ha osservato Tremonti – 2.7 milioni di invalidi pone la questione se un Paese così può essere ancora competitivo.” Il grave stigma che la frase esprime, rappresenta uno dei più rilevanti danni alle persone con disabilità. L’invalido sarebbe un parassita che blocca la competitività. L’untore che causa i danni al Paese con le spese che comporta.
Un’affermazione “razzista” che non può che moltiplicarsi, enfatizzata da certa stampa, presso l’opinione pubblica: la persona con disabilità già esclusa dal contesto in cui vive, è anche additata come la causa delle disgrazie della coll ettività. Come l’ebreo nella Germania degli Anni 30.
Invitiamo il Ministro Tremonti a ripetere la tesi della competitività condizionata negativamente dalla disabilità, al suo omologo tedesco, il Ministro delle finanze federale, Wolfgang Schäuble in carrozzina dal 1990. Non ci aspettavamo sensibilità dal Ministro di un Governo che ha sforbiciato del 40% il Fondo per le Politiche sociali, che ha abrogato il Fondo per le non autosufficienze, che taglier à le gambe alle politiche sociali (oltre che educative, ambientali, sanitarie) regionali, che non ha dimostrato attenzione, al di là degli spot, per le fasce più deboli della popolazione.
Non lo pretendiamo, ma ci aspettavamo che Tremonti conservasse la lucidità dell’economista. Dovrebbe sapere, il Ministro, quale sia l’indotto dell’invalidità civile. In termini più immediati, quanta gente ci campi sopra g li invalidi. Medici, operatori, aziende di ausili e non, una milionata di badanti, patronati sindacali, servizi di trasporto. Senza contare il giro di affari attorno al contenzioso relativo al mancato riconoscimento dell’invalidità: 400mila cause giacenti. Medici legali, consulenti di parte o di uf ficio, patronati sindacali, avvocati, per un giro di affari di oltre due miliardi di euro. Se questo non genera competitività – un valore assoluto per la schiera degli economisti di cui Tremonti fa parte – sicuramente genera qualcosa di molto simile.
Questa Manovra mette le mani nelle tasche degli italiani. Nelle tasche delle persone con disabilità trovano ben poco, ma qu el poco – questo Governo – intende riprenderselo. E tanto sono timide e prudenti le misure contro i ladri evasori fiscali, quanto sono decise e indiscutibili quelle contro gli invalidi. Nel modo p iù subdolo: passando il fiammifero acceso alle Regioni, chiudendo rubinetti la cui portata era già largamente limitata. In forza di legge e con la brutalità dei tagli, si decreta la fine delle politiche regionali – quelle poche e timide – per la non autosufficienza, per la domiciliarità, per il contenimento del disagio sociale.
“Una stagione finita prima ancora di nascere – commenta Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Sono queste le politiche per la famiglia che ci attendono negli anni a venire.”