Ieri, 26 aprile 2016, è stato presentato il Rapporto Osservasalute 2015, prodotto annualmente dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane allo scopo di fotografare lo stato di salute e la qualità dell’assistenza nei territori regionali.
Tra gli argomenti trattati dal Rapporto vi è il capitolo Salute e disabilità, in cui – per questa annualità – si affronta il tema della prevenzione primaria e secondaria. In particolare, inizialmente viene considerato lo stato di salute fisico e psicologico delle persone con disabilità. Successivamente vengono affrontati alcuni aspetti relativi alla prevenzione primaria, ossia quelle azioni e stili di vita che riducono i fattori di rischio, quali l’accesso alla vaccinazione antinfluenzale e la presenza di sovrappeso od obesità. E infine vengono trattati alcuni indicatori di prevenzione secondaria, ossia quelli riferibili alla realizzazione di programmi di screening che permettono la cosiddetta “diagnosi precoce”, come gli screening femminili e lo screening del colon-retto. Nello specifico, rispetto agli indicatori di prevenzione secondaria considerati nel Rapporto, questi non si riferiscono ai programmi di screening organizzati dal Servizio Sanitario Nazionale, dalle ASL e dalle Regioni, ma prendono in considerazione l’accesso a questo tipo di accertamenti indipendentemente dal fatto che siano stati effettuati o meno nell’ambito di programmi di prevenzione nazionali o locali.
I dati riportati in questo Rapporto sono quelli riconducibili all’indagine ISTAT sulle Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari condotta nel 2012-2013, all’interno della quale sono considerate persone con disabilità coloro che dichiarano il massimo grado di difficoltà nelle funzioni motorie, sensoriali o nelle funzioni essenziali della vita quotidiana.
Gli indici di stato di salute fisico e psicologico delle persone con limitazioni funzionali di 14 anni e più presentano valori decisamente inferiori rispetto a quelli del resto della popolazione (rispettivamente 30,2 vs 52,0 per l’indice di stato fisico e 39,9 vs 49,5 per l’indice di stato psicologico). A livello territoriale, è La Provincia Autonoma di Bolzano a registrare per le persone con disabilità i valori più alti dei due indici: rispettivamente 32,8 e 45,1.
Per quanto riguarda la prevenzione primaria, il Rapporto evidenzia che circa due terzi delle persone con limitazioni funzionali di 65 anni e oltre accedono alla vaccinazione antinfluenzale (il 64,9% degli uomini e il 60,7% delle donne), mentre solo circa una persona su quattro con limitazioni funzionali di età compresa tra i 6 e i 64 anni si vaccina (uomini: 24,0%; donne: 24,5%).
Rispetto alla popolazione generale, si riscontrano nelle persone con limitazioni funzionali percentuali più elevate di obesità, soprattutto fra le donne. Il 21,2% delle donne con limitazioni funzionali di 18 anni e oltre è obesa a fronte del 9,3% riscontrato nel complesso della popolazione femminile, mentre la percentuale di uomini di pari età obesi è del 15,5% a fronte dell’11,5% della popolazione maschile complessiva.
Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, le donne con limitazioni funzionali di 25-64 anni che si sono sottoposte a più di un Pap-test nella loro vita sono il 52,3% e quelle di 50-69 anni che si sono sottoposte a più di una mammografia sono il 58,5%, valori di oltre 15 punti inferiore rispetto a quelli raggiunti dal resto della popolazione femminile (rispettivamente 67,5% e 75,0%). Nelle raccomandazioni si consiglia pertanto di indagare i motivi di tale gap, verificando l’accessibilità delle strutture, in particolare in Regioni come Sicilia, Calabria e Campania che presentano percentuali particolarmente basse di donne con limitazioni funzionali che si sottopongono agli screening femminili.
Condizioni di discriminazione multipla per le donne con disabilità si evidenziano anche riguardo lo screening del colon-retto. Gli uomini con limitazioni funzionali di 50-69 anni che hanno eseguito almeno un test per la ricerca del sangue occulto oppure una rettosigmoidoscopia o una colonscopia a scopo preventivo sono il 37,3% (a fronte del 38,3% per gli uomini senza limitazioni funzionali), a differenza di ciò che accade per le donne con disabilità di pari età che eseguono gli stessi screening nel 29,3% dei casi (36,5% per le donne senza limitazioni funzionali).