Lo scorso 10 luglio 2014 si è svolto a Roma il convegno di presentazione dei risultati dell’Indagine ISTAT sulle Condizioni di salute e il ricorso ai servizi sanitari (anno 2013), che ha l’obiettivo di analizzare i comportamenti relativi alla salute e all’utilizzo dei servizi sanitari.
L’evento, organizzato dall’ISTAT e dalla Regione Piemonte, in collaborazione con il Ministero della Salute, è stato l’occasione per diffondere i dati emersi dall’indagine, inerenti Tutela della salute e accesso alle cure.
Preliminarmente, come emerge dalla nota metodologiche relativa all’indagine, è bene ricordare che la dimensione del campione oggetto di studio – circa 120.000 persone – è tra le più consistenti in Europa, e fornisce una rappresentazione della popolazione residente in ogni singola regione. Inoltre, l’indagine include una batteria di domande che permette di rilevare la presenza di limitazioni funzionali nella popolazione. L’utilizzo di tale denominazione è stato originato dalla necessità di accogliere la definizione di disabilità proposta con la classificazione ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Con questa nuova classificazione, infatti, la disabilità non è più concepita come la riduzione delle capacità funzionali determinata da una patologia o menomazione, ma come la risultante di una interazione tra condizioni di salute e fattori contestuali (personali e ambientali). Con l’ICF si intende, quindi, valutare, non la riduzione di capacità in sé, ma quanto l’individuo è in grado di “fare”; gli ostacoli da rimuovere o gli interventi da effettuare perché l’individuo possa raggiungere il massimo della propria autonomia e realizzazione.
L’indagine evidenzia una diminuzione del numero di persone con limitazioni funzionali, dal 6,1% del 2000 al 5,5% del 2013. Si stima che siano oltre 3 milioni di cittadini, di cui oltre l’80% anziani e i due terzi donne. Nel Sud e nelle Isole la quota si mantiene significativamente più elevata rispetto alle altre aree territoriali.
Le famiglie con almeno una persona con limitazioni funzionali sono l’11,4%; tra di esse il 46,2% è composto esclusivamente da persone con limitazioni funzionali, che vivono sole (40%) o con altre persone con limitazioni funzionali (6,2%).
Generalmente è la famiglia la principale, se non l’unica, risorsa sulla quale poter contare. Meno del 20% delle famiglie con almeno una persona con limitazioni funzionali ha, infatti, usufruito di servizi pubblici a domicilio. La carenza assistenziale non è colmata neppure dai servizi domiciliari a pagamento: sono, comunque, oltre il 70% le famiglie che non usufruiscono di alcun tipo di assistenza domiciliare, né privata né pubblica. Inoltre il 13,5% delle persone con limitazioni funzionali che sono sole e il 20,2% delle famiglie in cui tutti i componenti hanno difficoltà funzionali dichiarano di aver dovuto rinunciare all’assistenza domiciliare non sanitaria per motivi economici o perché i servizi pubblici non l’hanno ancora concessa.
Il Nord Est è l’area territoriale nella quale le famiglie con persone che hanno limitazioni funzionali accedono in misura maggiore ai servizi pubblici e si avvalgono di prestazioni a loro carico. La quota di famiglie che non possono accedere ai servizi di assistenza non sanitaria a domiciliare è molto più elevata nelle Isole e nel Sud rispetto alle altre aree territoriali (rispettivamente 16,8% e 15,4%).
Soffermandoci, infine, sulle condizioni economiche, le Tavole dei dati diffuse dall’ISTAT evidenziano come il 50,2% delle persone con limitazioni funzionali di 6 anni e più giudichi scarse o insufficienti le risorse economiche della famiglia, a fronte del 38,4% registrato tra chi non ha limitazioni funzionali (Tavola 1.18).