La spesa sociale dei Comuni
Nel 2017 i Comuni italiani, singoli o associati, hanno speso per interventi e servizi sociali sui territori oltre 7 miliardi di euro (+2,5% rispetto al 2016), pari allo 0,4% del Prodotto Interno Lordo nazionale. A differenza di quanto registrato nel triennio 2011-2013, si conferma la ripresa iniziata nel 2014, che porta la spesa sociale comunale a raggiungere i livelli precedenti la crisi economica.
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT – Scarica Tabella dati
Ai 7.233.889.110 euro della spesa sociale comunale del 2017, si devono poi aggiungere la compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni (pari a 810.150.595 euro) e la compartecipazione del Servizio Sanitario Nazionale per le prestazioni sociosanitarie erogate dai Comuni o dagli enti associativi (pari a 1.052.045.653 euro).
La crescita della spesa sociale, registrata fra il 2013 e il 2017, è sintetizzabile nella tabella seguente, in cui si evidenzia come ad aumentare sia soltanto la spesa sociale comunale, che arriva a superare i livelli del 2010. Al contrario, diminuisce sia la compartecipazione degli utenti al costo delle prestazioni, che la compartecipazione del Servizio Sanitario Nazionale.
2010* |
2013 |
2016 |
2017 |
Variazione 2013-2017 |
|
Spesa sociale comunale |
7.126.891.416 |
6.862.762.601 |
7.056.427.854 |
7.233.889.110 |
+5,4% |
Compartecipazione degli utenti |
966.862.361 |
968.957.070 |
903.508.955 |
810.150.595 |
-16,4% |
Compartecipazione del SSN |
1.220.840.949 |
1.084.653.114 |
1.118.365.427 |
1.052.045.653 |
-3,0% |
TOTALE |
9.314.594.726 |
8.916.372.785 |
9.078.302.236 |
9.096.085.358 |
-2,0% |
* Il 2010 è l’anno in cui si è toccato il massimo della spesa sociale comunale dall’inizio della rilevazione (2003)
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
Se complessivamente la spesa sociale comunale dal 2013 al 2017 cresce del 5,4% a livello nazionale, l’incremento si registra in tutte le ripartizioni geografiche ad eccezione del Centro, dove a differenza del 2016 la spesa torna a salire ma risulta pressoché stabile rispetto al 2013 (+0,3%). Le altre ripartizioni geografiche crescono tutte con valori uguali o superiori alla media nazionale, in primo luogo il Sud (+15,2%), dove pur si continuano a registrare condizioni di maggior svantaggio.
La spesa sociale comunale per abitante, rimasta ferma a livello nazionale a 114 euro procapite dal 2013 al 2015, cresce nel 2016 attestandosi a 116 euro e arriva nel 2017 a 119 euro. Notevoli permangono le differenze territoriali: dai 597 euro per abitante della Provincia Autonoma di Bolzano ai 22 euro della Calabria. Al di sopra della media nazionale si collocano gran parte delle Regioni del Centro-Nord e la Sardegna, mentre il Sud presenta i livelli più bassi di spesa media procapite, pari a 58 euro, circa un terzo rispetto a quella del Nord-Est (172 euro).
Nel 2017, la spesa sociale dei Comuni singoli e associati è stata impiegata per il 38,3% in interventi e servizi, per il 35,3% in strutture residenziali e semiresidenziali e per il 26,4% in trasferimenti in denaro.
La principale fonte di finanziamento della spesa sociale degli enti territoriali sono le risorse proprie dei Comuni e delle associazioni di Comuni (63,1%). Seguono i fondi regionali vincolati per le politiche sociali (17,7%) e i fondi statali o dell’Unione europea (15,2%), tra cui il Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS) che ha registrato nel tempo una progressiva flessione dell’incidenza sulla copertura della spesa (dal 13% del 2006 al 8% nel 2016). Le risorse rimanenti provengono da altri enti pubblici (2,7%) e da privati (1,3%).
Rispetto a tale andamento, il Mezzogiorno segue una tendenza diversa dal resto del Paese. In quest’area, le risorse proprie dei Comuni coprono percentuali delle spese per il welfare locale inferiori alla media nazionale e si registra un peso maggiore dei trasferimenti statali rispetto a quanto avviene nel Nord e nel Centro. Ne consegue che le differenze tra le aree geografiche in termini di spesa e disponibilità di servizi sono riconducibili in gran parte alle risorse disponibili sui territori e dipendono maggiormente dai tagli derivanti dalle scelte di finanza pubblica, che rischiano di tradursi più direttamente in un contenimento delle risorse impiegate localmente in questo settore.
(Fonti: ISTAT, “Indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati. Anno 2017”, febbraio 2020)
La spesa per la disabilità
Alla disabilità viene destinato, nel 2017, il 25,9% della spesa sociale comunale, pari a 1.870.514.189 (+4,1% rispetto al 2016), per un valore di 3.140 euro per abitante con disabilità (erano 2.736 euro nel 2013 e 2.854 nel 2016). Questa è un’area che ha registrato continui incrementi dall’inizio della rilevazione, compreso nel triennio (2011-2013) in cui la spesa sociale comunale ha subito delle contrazioni. Tuttavia, il ritmo di tale crescita risulta negli ultimi anni più contenuto rispetto al passato.
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT – Scarica Tabella dati
Nel 2017, la spesa sociale comunale destinata alla disabilità è stata impiegata per il 50,8% in interventi e servizi, per il 26,2% in trasferimenti in denaro e per il 23,0% in strutture residenziali e semiresidenziali.
L’analisi territoriale delle risorse destinate all’area disabilità mette in luce fortissimi squilibri: nel 2017, è sempre il Sud a dichiarare la più bassa spesa per persona con disabilità (1.074 euro), evidenziando una significativa distanza rispetto alle altre ripartizioni geografiche (dai 5.222 euro del Nord-Est ai 3.310 euro del Centro).
Se osserviamo il dettaglio regionale della spesa sociale procapite per disabilità, vediamo che al primo posto si colloca la Provincia Autonoma di Bolzano con 16.744 euro a persona con disabilità, seguita dalla Provincia Autonoma di Trento (11.097 euro), dal Friuli Venezia Giulia (10.055 euro) e dalla Sardegna (9.278 euro). Al contrario, la spesa più bassa per persona con disabilità viene registrata in Valle d’Aosta (101 euro) e in Calabria (379 euro).
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT – Scarica tabella dati
Nel 2017, a livello nazionale, fra i principali interventi e servizi erogati per l’area disabilità, si rileva il sostegno socio-educativo scolastico, che assorbe il 20,4% della spesa per disabilità, i centri diurni e le altre strutture di supporto a ciclo diurno (19,4%), le strutture residenziali (18,2%) e l’assistenza domiciliare (14,9% complessivo, di cui la voce più consistente è l’assistenza domiciliare socio-assistenziale pari all’8,5% della spesa totale per disabilità).
Principali prestazioni erogate |
Spesa comunale |
Distribuzione % |
Sostegno socio-educativo scolastico |
382.372.616 |
20,4 |
Centri diurni e altre strutture comunali di supporto a ciclo diurno e contributi comunali per utenti di strutture semiresidenziali private |
362.067.128 |
19,4 |
Strutture residenziali comunali e rette e contributi comunali per utenti di strutture residenziali private |
339.675.269 |
18,2 |
Assistenza domiciliare* |
278.672.384 |
14,9 |
* Rientrano nella voce Assistenza domiciliare: Assistenza domiciliare socio-assistenziale, Assistenza domiciliare integrata con servizi sanitari, Voucher, assegno di cura, buono socio-sanitario, Distribuzione pasti e/o lavanderia a domicilio, Telesoccorso e teleassistenza, Servizi di prossimità (buonvicinato), Altri interventi di assistenza domiciliare.
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT
(Fonti: ISTAT, “Indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati. Anno 2017”, febbraio 2020)
Le strutture residenziali
In Italia, nel 2015, i presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari pubblici e privati ospitano complessivamente 270.505 persone con disabilità e non autosufficienza, pari al 70,7% del numero totale di ospiti (parliamo dei cosiddetti istituti, RSA, comunità, strutture di tipo familiare).
Di questi: 2.839 sono minori con disabilità e disturbi mentali dell’età evolutiva; 49.046 sono adulti con disabilità e patologia psichiatrica; 218.620 sono anziani non autosufficienti.
Dunque poco più dell’83% degli ospiti con disabilità e non autosufficienza presenti nelle strutture residenziali sono anziani non autosufficienti.
In particolare, possiamo rilevare che nell’84,3% dei casi si tratta di anziani non autosufficienti cui viene garantito un livello di assistenza sanitaria medio-alto, ossia trattamenti medico-sanitari estensivi per la non autosufficienza (livello medio) o intensivi per il supporto delle funzioni vitali (livello alto). Possiamo quindi parlare per lo più di anziani che si trovano in condizioni di gravità. Inoltre nel 98,2% dei casi sono ospiti di strutture che non riproducono le condizioni di vita familiari e potrebbero dunque risultare potenzialmente segreganti.
Complessivamente, l’81,6% degli ospiti con disabilità e non autosufficienza (indipendentemente dalla fascia di età) riceve un livello di assistenza sanitaria medio-alto e il 97,1% vive in strutture che non riproducono l’ambiente della casa familiare.
Da un punto di vista territoriale, circa il 60% del numero complessivo di ospiti con disabilità e non autosufficienza si concentra in quattro Regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Solo il 14,4% si colloca invece nel Mezzogiorno.
(Fonti: ISTAT, “Disabilità in cifre”, ottobre 2018)
La spesa in protezione sociale rivolta alla disabilità
Sulla base dei dati diffusi dall’ISTAT sui conti della protezione sociale, possiamo analizzare la composizione della spesa per prestazioni rivolte alla disabilità.
Per il 2018 si calcola, in Italia, una spesa in prestazioni di protezione sociale per la disabilità di oltre 27,8 miliardi di euro, pari al 5,6% dell’intera spesa in protezione sociale (495 miliardi di euro). Di questi il 73,6 è di natura assistenziale (oltre 20,4 miliardi di euro) e il 26,4% di natura previdenziale (poco più di 7,3 miliardi di euro).
Considerando il complesso della spesa in protezione sociale per disabilità, essa si compone per la quasi totalità (95,7%) di trasferimenti in denaro (pensioni, assegni, rendite, indennità ecc.), mentre il restante 4,3% è destinato a beni e servizi in natura (servizi socio-assistenziali e socio-educativi, strutture residenziali ecc.).
Settori di intervento |
In milioni di euro |
% |
Assistenza | ||
Prestazioni in denaro (pensioni, assegni, indennità civili e di guerra) |
19.246 |
69,3 |
Prestazioni in natura (beni e servizi) | 1.198 | 4,3 |
Totale Assistenza |
20.444 |
73,6 |
Previdenza | ||
Prestazioni in denaro (pensioni e rendite; es.: invalidità per lavoro, servizio, pensionabile INPS e altri enti) |
7.323 |
26,4 |
Totale Previdenza |
7.323 |
26,4 |
Totale Spesa in protezione sociale per disabilità |
27.767 |
100,0 |
Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT (edizione ottobre 2019)
Vale la pena sottolineare che la componente previdenziale della spesa in protezione sociale ha, per definizione, una natura giuridica e un’origine finanziaria totalmente diversa dalla componente assistenziale. Le prestazioni previdenziali, che sono un diritto soggettivo, derivano infatti da versamenti e accantonamenti di natura contributiva connessi allo svolgimento di attività lavorativa subordinata o autonoma. Al contrario, l’origine finanziaria della componente assistenziale deriva dalla fiscalità ordinaria ed è il risultato di scelte politiche variabili nel tempo.
(Fonti: ISTAT, “Dati.Istat”, edizione ottobre 2019)
Confronto europeo
Secondo i dati Eurostat, la spesa destinata alle persone con disabilità, nel 2016, è stata pari in Italia al 5,8% della spesa complessiva in protezione sociale, a fronte del 7,4% della media europea (UE a 28), collocandoci tra i Paesi con le percentuali più basse di spesa destinata alla disabilità. A spendere percentualmente meno dell’Italia sono solo Irlanda, Malta e Cipro. Si tratta di pensioni di invalidità, contributi per favorire l’inserimento lavorativo, servizi finalizzati all’assistenza e all’integrazione sociale e strutture residenziali. Prestazioni che pesano solo per l’1,7% sul nostro prodotto interno lordo (a fronte del 2,0% calcolato nell’UE a 28).
In particolare, secondo i dati Eurostat, tra il 2004 e il 2016 nel nostro Paese la spesa per disabilità è passata da 21,2 miliardi di euro a 28,0 miliardi di euro, con un incremento in termini reali superiore al 30%. Eppure la spesa procapite italiana (457,49 euro annui), se messa a confronto con i principali Paesi europei, si attesta su livelli piuttosto contenuti, considerevolmente più bassa rispetto a ciò che si registra in Francia (644,67 euro) e in Germania (844,80), oltre che nell’area scandinava (in Svezia è pari a 1.094,16), e di poco superiore rispetto alla Spagna (445,00). A colpire è soprattutto la spesa destinata ai servizi rivolti alle persone con disabilità: solo 23,44 euro pro-capite annui, un dato significativamente inferiore alla media europea (165,99 euro) e pari a quasi un terzo di quello spagnolo (65,74 euro).
(Fonti: Eurostat, “Database on-line”, dati estratti 01/04/2019)