Lo aveva detto il direttore generale della RAI, Mauro Masi, che quello al digitale terrestre sarebbe stato un “passaggio epocale”, per garantire un servizio pubblico più efficiente e puntuale. Ma per chi? A quanto sembra, non per le persone con disabilità sensoriali.
Stanno infatti emergendo, nel corso del dibattito sul nuovo Contratto di servizio, allarmanti informazioni, che qualora confermate evidenzierebbero una gravissima discriminazione nell’accesso alla comunicazione e all’informazione, in particolare per i cittadini non udenti.
FAND e FISH, le due federazioni delle persone con disabilità, denunciano per l’appunto il rischio che a causa di problematiche tecniche, affrontate con colpevole ritardo e trascuratezza, i servizi di sottotitolazione potrebbero rimanere a lungo inapplicabili alla programmazione RAI sui canali del digitale terrestre.
Con buona pace del dovere di assolvere al proprio compito di servizio pubblico, l’azienda non avrebbe predisposto per tempo gli strumenti adeguati per garantire l’accessibilità dei nuovi canali a tutti i suoi abbonati. I servizi di sottotitolazione – con le già attuali criticità – corrono di conseguenza il serio rischio di restare limitati unicamente alle trasmissioni di RAI 1, RAI 2 e RAI 3.
Non ci possono essere giustificazioni di comodo per quella che sinora si è caratterizzata come una sostanziale inadempienza dell’azienda, ma che a partire da questi ulteriori sviluppi potrebbe assumere connotati di una violazione senza precedenti dei diritti degli utenti. La RAI verrebbe di fatto a porre un ostacolo alla piena partecipazione di tutti i cittadini, in palese violazione degli obblighi del servizio pubblico e di quanto stabilito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità, a tutti gli effetti una legge del nostro Stato.
In considerazione della gravità di questa prospettiva, FAND e FISH prenderanno in esame nelle prossime settimane tutte le forme di protesta più adeguate per esprimere la condanna del movimento delle persone con disabilità nei confronti di un potenziale atto di discriminazione così palese. In base agli scenari che andranno a delinearsi, le due Federazioni non escludono già da ora iniziative che potrebbero concretizzarsi tanto in manifestazioni presso le sedi RAI o in azioni legali, quanto, nella eventualità più drammatica, nella stessa messa in discussione del pagamento del canone annuale.