«La donna che ha una disabilità condivide con le altre donne la mancanza di pari opportunità nella scuola, nel lavoro, nella società, e deve confrontarsi anche con tante altre barriere che ne limitano la sua partecipazione alla vita sociale e il godimento dei propri diritti e libertà fondamentali», afferma Silvia Cutrera, vice-presidente e responsabile della Federazione Italiana Superamento Handicap.
Nella giornata istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite come ricorrenza internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la FISH denuncia che «essere donna e con disabilità determina due dinamiche di esclusione, provocando un effetto moltiplicatore sulle disuguaglianze, rendendo la donna con disabilità più discriminata delle altre».
E, poi, ancora, annuncia Cutrera: «anche per questo, sabato 27 novembre saremo in piazza a Roma partecipando alla manifestazione promossa dall’associazione Non Una Di Meno, che da anni e quotidianamente si impegna a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne». E continua: «Andremo in piazza con le nostre rivendicazioni, denunciando quell’effetto moltiplicatore che per le donne con disabilità si traduce in minori opportunità di studio, lavoro, salute, accesso alla giustizia, e di maggiore esposizione in termini di abuso e violenza sul proprio corpo e sui singoli aspetti legati alla sfera sessuale e riproduttiva».
«Proprio in riferimento agli abusi», aggiunge il presidente della FISH, Vincenzo Falabella: «secondo quanto è emerso dall’ultima ricerca condotta dalla Federazione alla fine dello scorso anno sul tema delle violenze nei confronti delle donne con disabilità, circa il 63% del campione delle donne con disabilità intervistate, appunto, ha dichiarato di aver subito nel corso della propria vita almeno un abuso». E rivela: «si va dalla violenza psicologica, riscontrata nella metà dei casi, a quella sessuale, che ha coinvolto circa una persona disabile su tre, tra quelle intervistate. In tantissimi altri casi, poi, sono stati riscontrati atti di violenza fisica ed economica».
«Il nostro compito, quotidianamente, come FISH, non solo in ricorrenze come il 25 novembre, rimane quello di stimolare e informare, raccogliendo e diffondendo quei dati che promuovano la consapevolezza rispetto alle discriminazioni, per far sì che vengano adottate politiche e strategie adeguate, in linea con gli atti internazionali come la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità». Sottolinea ancora Vincenzo Falabella: «servono leggi, norme, risorse, strategie politiche, oltre che sanzioni giuste ed adeguate, per combattere abusi, discriminazioni, violenze, contro tutte le donne e, per ciò che riguarda la nostra mission, verso tutte quelle che hanno una disabilità».
«Serve soprattutto una politica di prevenzione, nelle scuole, e in tutti i luoghi dove si fa comunità e aggregazione sociale», conclude Silvia Cutrera, responsabile del gruppo donne della FISH: «ed è quello che come Federazione abbiamo ribadito ai senatori italiani quando lo scorso 10 giugno siamo stati ricevuti in audizione al Senato presso la “Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere”». Quegli stessi concetti alla base della lotta contro tutte le discriminazioni, che FISH da 25 anni porta avanti dentro e fuori le istituzioni.